LA MAXI PROTESTA IN NUOVA ZELANDA (CHE GUARDA AL CANADA)
Dal Canada alla Nuova Zelanda, è in atto una doppia maxi protesta dei camionisti contro le norme anti-Covid dei rispettivi Governi Trudeau e Ardern, con contestazioni tra numeri e adesioni ogni giorno in costante aumento.
Stamane un corteo di camion e camper ha letteralmente assediato le strade attorno al Congresso neozelandese a Wellington: il motivo è semplice, protestare contro le rigide misure sanitarie promosse dalla Premier Jacinda Ardern, in particolare la vaccinazione e gli obblighi di quarantene in ingresso al Paese. «Ridateci la nostra libertà», ma anche «la coercizione non è consenso» sono solo alcuni dei cartelli apparsi sui camion all’ingresso del parlamento. Centinaia di manifestanti hanno poi “imitato” i colleghi canadesi, attraversando il centro di Wellington suonando i clacson e partecipando ai comizi anti-misure Covid. La protesta, va detto, è rimasta pacifica con la polizia locale che ha spiegato come non vi siano stati arresti o incidenti gravi.
LE CONTESTATE MISURE ANTI-COVID DEL PREMIER ARDERN
Ad oggi la Nuova Zelanda conta circa 5 milioni di abitanti, con le durissime restrizioni terminate solo ad inizio febbraio con l’abolizione del Governo Ardern alle misure che imponevano la chiusura dei confini: per mesi infatti i cittadini residenti all’estero erano di fatto bloccati senza possibilità di far ritorno alle proprie case in Nuova Zelanda (allucinante e indicativo come caso la vicenda che ha colpito la giornalista incinta respinta da Wellington ma accolta dai talebani in Afghanistan). Il piano annunciato dal governo viene però comunque fortemente contestato oggi dai camionisti e in generale da una buona fetta della società (specie tra no vax e dubbiosi delle misure Covid): viene richiesta la necessità di una quarantena di dieci giorni, ma sarà possibile effettuarla nelle proprie case o in qualunque abitazione privata, facilitando lo smaltimento delle richieste di rimpatrio. Saranno in tutto 5 le fasi scandite dal Governo di Jacinda Ardern: «dal 27 febbraio potranno tornare i cittadini neozelandesi che nei due anni passati sono stati vaccinati in Australia; dal 13 marzo sarà consentito il ritorno ai neozelandesi vaccinati altrove; dal 12 aprile è previsto il rientro di circa 5 mila studenti stranieri iscritti alle università della Nuova Zelanda; da luglio potranno arrivare australiani e altri stranieri che non necessitano di un visto; da ottobre tutti gli altri che invece hanno bisogno di un visto», riporta il focus di “Repubblica”. Gli obblighi che restano in Nuova Zelanda sono ad oggi riferiti al vaccino: obbligatorio per chi lavora in settori come scuola, difesa e salute; l’obbligo di esibire il certificato di vaccinazione per accedere a ristoranti, eventi sportivi e servizi religiosi. Davanti alle richieste di abolire la gran parte delle misure, la Premier ha spiegato di non avere minimamente intenzione di ricevere i manifestanti, anzi ha sottolineato come «Il 96% dei neozelandesi è stato vaccinato, il che ci permette di vivere oggi con meno restrizioni grazie alla protezione che ci ha dato». Insomma, la situazione è meno “caotica” e pericolosa del Canada dove il Governo ha dovuto richiedere lo stato di emergenza nazionale per l’assedio finora pacifico in corso da giorni a Ottawa: Trudeau ha fatto sapere oggi di non essere disposto ad accettare ulteriori manifestazioni nei prossimi giorni, «E’ necessario che la mobilitazione si fermi. I canadesi sanno che l’unica via d’uscita è continuare ad ascoltare la scienza».