Mascherine obbligatorie dal 1° maggio fino al 15 giugno nei trasporti, urbani e a lunga percorrenza, nei cinema, nei teatri e soprattutto nelle scuole. E’ quanto è stato approvato in un emendamento al decreto Riaperture alla Camera dei deputati.

La notizia non è stata accolta molto bene da molti italiani, che lamentano una disparità di trattamento rispetto a quasi tutti i paesi europei, dove le mascherine sono state ormai completamente abolite, lasciando la possibilità di indossarle alla libera scelta dei singoli.



La buona notizia è però l’abolizione del Green pass: “Era una misura ormai completamente inutile” ci ha detto in questa intervista Massimo Clementi, direttore del laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano, che ha aggiunto: “Personalmente ritengo che prolungare l’obbligo delle mascherine fino al 15 giugno sia un po’ un eccesso di zelo soprattutto nelle scuole, dove credo sia una misura inutile”.



Mascherine ancora obbligatorie in alcuni ambiti fino al 15 giugno: che ne pensa?

Diciamo innanzitutto che ci siamo liberati del Green pass e questo è già un bel risultato, perché era una misura ormai completamente inutile. Per le mascherine c’era l’aspettativa di un alleggerimento, in linea con quel che sta succedendo in altri paesi. Ovviamente si è seguita la stessa strategia di enorme prudenza che in Italia si è applicata dall’inizio della pandemia. L’obbligo delle mascherine che rimane in alcune particolari situazioni va in questa direzione.

E’ comunque una strategia che ha dato risultati positivi, con quello che abbiamo vissuto. È d’accordo?



La mascherina è entrata nella nostra cultura, riprenderemo a indossarla in alcuni momenti, quando penseremo che ci potrà essere utile magari davanti a un nuovo virus influenzale, o dovendo affrontare un viaggio sui mezzi pubblici. Questa pandemia è una sorta di test che ci tornerà comodo. Ritengo tuttavia che questo obbligo prolungato sia un eccesso di zelo, soprattutto nelle scuole, dove è una misura ormai inutile.

La considera un’imposizione?

Capisco il sacrificio richiesto agli studenti, che tendono anche a non essere del tutto rigorosi. Tenere la mascherina per cinque ore a scuola, soprattutto per un bambino piccolo, è uno sforzo notevole, non si può stare sempre con la mascherina indossata per tutto quel tempo. Da questo punto di vista penso si sia ecceduto. Tiriamo ancora avanti, sperando di liberarcene del tutto. Anche perché l’andamento epidemiologico, al di là del numero dei contagi, ci dice che siamo davanti a un’altra malattia.

Appunto, come sta evolvendo la pandemia? Stiamo andando verso l’endemia?

Sta evolvendo proprio in questo senso, perché ormai il virus si è adattato all’uomo. Siamo in presenza di un totale cambiamento di paradigma, non abbiamo più quell’alto livello di pressione a cui eravamo abituati, malgrado il numero di contagi, che però sono tutti di tipo asintomatico o paucisintomatico. E non abbiamo alcuna pressione sulle strutture ospedaliere.

Resta ancora alta la possibilità di nuove varianti?

In linea teorica, è possibile: le varianti si formano in continuazione, perché il virus circola, sia per mutazione che per ricombinazione. La linea evolutiva però, dalla seconda metà di novembre, da quando cioè è emersa Omicron, è appunto quella delle sue varianti. Dal punto di vista clinico, l’evoluzione di quelle varianti è in qualche caso più diffusiva, ma si sta mantenendo una sostanziale benignità della malattia.

E’ corretto dire che alla fine questo virus si è auto-estinto?

E’ nella sua natura. Sappiamo che un virus nuovo per l’uomo nei primi casi dà il peggio di sé, poi via via che si adatta all’uomo la sintomatologia migliora. E’ un processo che, con alcuni distinguo, avviene quasi sempre. Nel caso del Covid ha impiegato due anni, perché è un virus particolarmente singolare dal punto di vista biologico, e ci ha impegnati molto dal punto di vista scientifico. Se vogliamo però guardare le cose buone che ci ha lasciato, non possiamo non pensare alle nuove tecnologie che la scienza medica ha saputo approntare. Quella, per esempio, dei vaccini a mRna tornerà molto utile per curare altre malattie.

(Paolo Vites)

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