È di ieri la proposta di Enrico Letta di finanziare una dote per i 18enni attraverso la tassa di successione. Come genitore non mi ha lasciato indifferente: aiutare i giovani va fatto senz’altro e ogni intervento in questo senso troverebbe consensi ampi. La proposta, però, rimane vuota se non viene chiarito come questi soldi vengano vincolati a questa finalità. Le dichiarazioni di Letta sembrano fuori luogo e sarebbe opportuno fossero accompagnate da una finalizzazione che forse non c’è stato il tempo di pronunciare.



C’è il rischio, infatti, che le risorse che si andrebbe ad acquisire vengano utilizzate per salvare i Comuni in dissesto e allora i cittadini non capirebbero. Con questa proposta, quindi, rimane il dubbio che si volesse solo introdurre una nuova imposta o lanciare una provocazione. 

È di qualche giorno fa l’intervento del Presidente Mattarella che si è incaricato di richiamare i partiti per ribadire che serve sempre una leale collaborazione e per questo ha chiesto uno stop alle polemiche scomposte per vantaggi di parte. È proprio a voler sedare sul nascere le possibili polemiche che potevano derivare dalla proposta di Letta è intervenuta la dichiarazione di Draghi che, “interrogato” sul punto, ha ribadito che non se ne è parlato per cui non è un tema in agenda. 



Il metodo Draghi, dunque, prosegue nel solco della pazienza che serve per mantenere insieme una maggioranza eterogenea che necessariamente dovrà approvare le riforme che ci vogliono. È proprio nell’ambito della riforma fiscale che la proposta di Letta potrebbe trovare cittadinanza. Si potrebbe, per esempio, proporre che gli incassi di questa futura imposta vengano impiegati per concedere, senza vincoli di reddito alcuno, un prestito d’onore ai giovani che vogliono studiare. L’assenza di un limite di reddito quale condizione per potervi accedere è equa perché il prestito che si andrebbe a concedere dovrà essere restituito nell’arco della vita lavorativa. La concessione del prestito potrebbe essere accompagnata dalla previsione di bonus che trasformino una parte delle risorse in fondo perduto qualora il percorso di studio venisse ultimato in un tempo ragionevole. 



Bene, dunque, il richiamo del Presidente Mattarella e bene anche l’intervento di Draghi che ha sottolineato che bisogna trovare la coesione giusta per fare le riforme. Quella fiscale, ad esempio, va fatta mettendo al centro l’equità e solo dopo va individuato nella progressività o nella tassa piatta lo strumento perché venga realizzata. Il monito di Gentiloni secondo cui un negozio a Roma paga più tasse di quante ne paga una multinazionale deve far riflettere sull’esigenza della riforma. Ai giovani sarebbe bello dare un’opportunità eliminando, ad esempio, per almeno un quinquennio il numero chiuso in quelle facoltà che lo prevedono. Penso a quelle sanitarie. Il Covid ci ha mostrato che mancano i medici e il personale sanitario di supporto. Occorre formarlo, eppure di intervenire in questo senso non vi è traccia nemmeno nel Pnrr. 

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