L’Italia è uno dei paesi più vulnerabili nel campo della sicurezza informatica. Gli attacchi cibernetici – stando ai dati stilati dai servizi di sicurezza nella relazione al Parlamento dello scorso febbraio e riferiti all’anno 2018 – sono quintuplicati e i settori economici più colpiti sono energia, trasporti, telecomunicazioni e finanza. Secondo un report elaborato dal Centro studi Confindustria, il nostro paese occupa il 25° posto nella classifica della Ue a 28 per livello di competenze digitali possedute da cittadini e imprese. Un dato non certo incoraggiante, vista la crescente digitalizzazione della società – basti pensare a Industria 4.0 o all’Internet delle cose – che rende più insidiosa la minaccia di cyber attacchi. Ecco perché e-work, una delle agenzie del lavoro più dinamiche e innovative del panorama italiano ed europeo, dedica particolare attenzione alla ricerca dei profili legati alla cyber security, come spiega in questa intervista il presidente e amministratore delegato Paolo Ferrario.



In Italia che prospettive di lavoro offre il campo della cybersecurity?

Pur essendo un settore ormai maturo nel contesto dei mestieri Ict, è un settore sempre in crescita, sia nell’ambito della consulenza che nell’ambito della tecnologia e dei prodotti. Non bisogna pensare, però, solo agli aspetti informatici. La cybersecurity è anche gestione dei dati, privacy e legal.



Quali sono gli ambiti più ricettivi e i profili più richiesti? Ci sono più opportunità tra le aziende private o anche nel pubblico?

In questa fase il mondo del Banking e le società di consulenza costituiscono una parte importante del mercato, per ragioni più che comprensibili: va detto che forse le banche sono state le prime a dotarsi di strutture interne dedicate. La consulenza e il mondo dei system integrator stanno invece gestendo progetti molto complessi per le grandi aziende, che credo porteranno a un’internalizzazione del know how e quindi a una modifica sostanziale anche nel mercato delle professioni legate alla cyber security.



La sicurezza informatica richiede competenze e skills molto qualificate. Come si può formare una professionalità adeguata? Ci sono percorsi formativi e lauree specifiche o consigliabili?

A oggi il mercato offre molti percorsi specialistici post laurea, anche se in questo settore la curiosità intellettuale,  l’apertura, la passione per il settore e l’etica sono elementi decisivi che riguardano le qualità della persona più che il suo percorso di studi. Da questo punto di vista la sfida per un recruiter specializzato è doppia: saper scovare non solo le competenze specialistiche, ma anche le qualità delle persone.

In questo campo e-work ha in atto campagne di recruiting?

Cerchiamo circa 170 profili in tutto il mercato dell’Ict con forte preponderanza di specialisti cyber per grandi clienti: candidati con qualche anno di esperienza – dai 3 ai 5, ma valutiamo anche specialist più junior – e con un buon percorso di studi fanno al caso nostro. Ripeto, però, che in questo mestiere le qualità della persona sono decisive.

Qualche consiglio pratico a chi volesse lavorare nella sicurezza informatica?

Tanto studio e tanta voglia di esplorare cose nuove. Per i giovanissimi consiglio qualche anno all’estero. In tanti paesi la cultura della cybersecurity è molto più avanti che in Italia. Consiglio anche uno sguardo attento sulla blockchain e sugli aspetti legali. Una preparazione completa anche per gli specialisti fa davvero la differenza.

(Marco Biscella)