Creazione di nuovi posti di lavoro, nuovi introiti per i club, un maggiore spettacolo sportivo e molto altro. Come noto, sono molti i benefici che la costruzione di nuovi stadi può apportare al mondo del calcio, in Italia e non solo, con una progettualità innovativa e fruibile per i tifosi del futuro.
Dopo un periodo florido che coincise con i Mondiali di calcio 1990, oggi sono però pochi i club italiani che possono vantare impianti di proprietà: attualmente in Serie A solo Juventus, Sassuolo, Atalanta, Udinese e Cremonese, mentre i restanti stadi sono tutti d’appartenenza del Comune ospitante, con un’unica eccezione per lo Stadio Olimpico di Roma, di proprietà del Coni.
A causa di burocrazia, norme edili e vincoli che limitano la stabilità finanziaria, negli ultimi 20 anni in Serie A sono stati costruiti soltanto tre nuovi stadi, con una decina di progetti di ammodernamento degli impianti già esistenti. Sono tuttavia molti i club che stanno progettando un nuovo stadio, ma che, per varie difficoltà burocratiche e non solo, stanno riscontrando difficoltà nel passaggio dall’ideazione all’implementazione: su tutti Milan, Inter, Roma, Fiorentina, Cagliari, Bologna, Empoli e Pescara. Tutti progetti che, se realizzati, potrebbero avere, secondo uno studio di Deloitte, un impatto molto positivo per il mercato del lavoro italiano, con la creazione di circa 25 mila nuovi posti, dai lavoratori che operano all’interno dello stadio ai dipendenti delle attività commerciali nell’area limitrofa all’impianto inclusa la forza lavoro coinvolta per la costruzione ex novo dello stadio (o la ristrutturazione dell’impianto sportivo).
Lo studio di Deloitte stima anche che, in questo decennio, il business degli stadi potrebbe attirare 4,5 miliardi di investimenti, di cui 4,1 solo con la Serie A, e portare 3,1 miliardi di gettito extra con un indotto creato di 25,5 miliardi di euro a beneficio di diverse aree, dentro e fuori dallo stadio (attività commerciali attive nell’area stadio, business operanti all’esterno dello stadio e altri settori dell’ecosistema calcio).
Raffrontando i numeri con l’Europa, si evince inoltre dallo studio che se in Serie A il 70% degli stadi è di proprietà pubblica, il 20% privata e il 10% ibrido, in Inghilterra il controllo del pubblico sugli stadi non supera invece il 20% e in Germania il 40%. E la situazione è anche peggiore in Serie B e C, dove nel 2019, su 74 club totali, ce n’era solo uno con uno stadio con proprietà ibrida tra privato e pubblico.
Uno dei progetti di nuovo stadio al momento più vicino a vedere la luce è quello del Parma Calcio (che si accinge a valutare il progetto definitivo insieme al Comune, dopo che il preliminare è stato approvato un anno fa), il cui masterplan prevede: un nuovo impianto sportivo senza pista di atletica, la copertura per tutti i settori, la predisposizione di strutture di ospitalità flessibili ideate per ospitare eventi sia nel giorno partita, sia nei giorni di non partita, la riduzione al minimo di qualsiasi impatto sull’ambiente (e sulla comunità locale) e la creazione di nuovi spazi commerciali per i professionisti parmigiani.
I fattori che stanno per rendere realtà questo nuovo progetto a Parma sono molteplici, e possono essere presi ad esempio per tutti gli altri casi di progettazione di stadi in Italia: in primis è necessario avere alle spalle una proprietà solida (nel caso del Parma quella che fa a capo all’imprenditore americano Kyle Krause), ma anche una visione di medio-lungo periodo, non di piccolo cabotaggio, che, unitamente a una società finanziariamente in salute, come è da anni il Parma sotto la gestione americana, consenta di programmare investimenti ed attività per i prossimi decenni. L’ascolto degli interessi di tutte le parti coinvolte è stata inoltre una variabile fondamentale per il successo di un plan di costruzione di un nuovo stadio: il Comune di Parma ha coinvolto la città nella partecipazione del progetto e tutti gli stakeholder interessati.
In conclusione, il calcio italiano potrà tornare ai fasti degli anni ’90 per i risultati sportivi, che non hanno coinciso con la lungimiranza degli impianti sportivi, visti a oggi. Ora per tornare a compimento di un rinnovamento complessivo sarà necessaria la rivalutazione e riqualificazione degli impianti calcistici: uno stadio di proprietà garantisce, infatti, una fruibilità a 360° per il tifoso e grandi dividendi alla società promotrice, relativizzando il peso dei diritti tv.
Spesso grandi eventi come gli Europei 2032, che potrebbero tenersi in Italia, fungono da acceleratore di tali processi, ma solo un sistemico cambio di mentalità delle istituzioni e della società può consentire un netto cambio di rotta, indipendentemente dalle occasioni di visibilità internazionali che avranno luogo nei prossimi anni. Parma, oggi, con la sua visione, sta compiendo uno scatto nel futuro.
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