CASSESE LODA IL NUOVO CODICE DEGLI APPALTI MESSO A PUNTO DAL MINISTRO SALVINI

Il nuovo codice degli appalti approvato in Consiglio dei Ministri lo scorso 16 dicembre trova una autorevole “investitura” nel giudizio del Presidente emerito della Corte Costituzionale Sabino Cassese: «Mi felicito con il ministro Salvini per l’input che ha dato al decreto legislativo per l’attuazione del Codice degli appalti. E’ un codice che cambia registro, un Codice del fare piuttosto che impedire di fare», lo ha detto il giurista intervenuto alla presentazione del Rapporto CNA sugli appalti. Se prima infatti il codice degli appalti era «sostanzialmente impeditivo», ora invece viene ispirato all’idea «di ‘tutto in uno’, di unificare: io voglio trovare la norma tutta lì e non essere costretto a girovagare tra tutti gli atti normativi».



Non solo, secondo Cassese il nuovo codice degli appalti approvato dal Governo, è un accurato tentativo di «equilibrio giusto tra semplificazione e conservazione». A margine dell’evento CNA, il Presidente Cassese ha spiegato che tra la pubblicazione del bando di gara e il pagamento del contratto, normalmente in Italia passano 815 giorni: si tratta «del 35% in più di tempi rispetto alla media europea. Dal 2021 al 2022, c’è stato un aumento del numero dei bandi, si è passati da un valore di 38 miliardi a 83 miliardi di euro, aumenta il valore, aumenta pure l’ingolfamento, abbiamo un sistema costruito per porre dei freni piuttosto che accelerare».



NUOVO CODICE APPALTI, LE NOVITÀ APPORTATE DEL GOVERNO

Molto positivo Cassese e anche altri giuristi eminenti, alcune criticità invece al nuovo codice degli appalti vengono denunciate dall’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione): «Non condividiamo però alcuni punti del testo presentato alle Camere e speriamo che si possa intervenire prima dell’approvazione definitiva. Cito tre punti: l’eliminazione di controlli preventivi per evitare un uso indiscriminato dell’in-house; l’innalzamento a 500.000 euro della soglia per la qualificazione delle stazioni appaltanti; l’allentamento delle garanzie sul conflitto d’interessi; l’uso generalizzato dell’appalto integrato senza motivazioni».



Ricordiamo che il nuovo codice degli appalti entrerà a pieno regime dal 1 aprile 2023, così come pattuito dal Decreto approvato in data 16 dicembre 2022: dal 1° luglio 2023 è invece prevista l’abrogazione del Codice precedente. Sono due i punti cardine della riforma messa a punto e voluta dal vicepremier Salvini. In primis, il “principio del risultato”: «l’interesse pubblico primario del Codice stesso, che riguarda l’affidamento del contratto e la sua esecuzione con la massima tempestività e il migliore rapporto tra qualità e prezzo nel rispetto dei principi di legalità, trasparenza e concorrenza». Il secondo punto centrale è il “principio della fiducia”: «nell’azione legittima, trasparente e corretta della pubblica amministrazione, dei suoi funzionari e degli operatori economici». Nel nuovo codice degli appalti l’aspetto da sottolineare è poi la conferma dell’obbligo di inserimento delle clausole di revisione prezzi al verificarsi di una variazione del costo superiore alla soglia del 5 per cento. «Con l’approvazione della riforma del Codice degli appalti il Governo mantiene un altro impegno preso con gli italiani. Un provvedimento organico, equilibrato e di visione, frutto di un lavoro qualificato e approfondito, che permetterà di semplificare le procedure e garantire tempi più veloci. E che rappresenterà anche un volano per il rilancio della crescita economica e l’ammodernamento infrastrutturale della Nazione. Il Governo ringrazia il Consiglio di Stato per il grande lavoro svolto e che ha contribuito al raggiungimento di questo importante risultato», fu il commento della Premier Meloni dopo l’approvazione del nuovo codice per gli appalti.