Nuovo Dpcm? C’è grande confusione in queste ore in merito ai prossimi provvedimenti del Governo Draghi. Non è detto che il premier decida di emanare un nuovo Dpcm dopo la scadenza di quello attualmente in vigore. Il presidente del Consiglio vorrebbe approvare già nel fine settimana un nuovo provvedimento, un decreto Covid, per non arrivare a ridosso del 5 marzo senza le nuove regole. I governatori, infatti, hanno lamentato in questi mesi di ricevere all’ultimo momento utile le informazioni, quindi Mario Draghi vorrebbe dare un segnale di discontinuità col passato, secondo quanto riportato dall’Huffington Post. Potrebbe, quindi, arrivare un decreto-legge, non un nuovo Dpcm, con un quadro di misure che poi ogni ministro può approfondire tramite ordinanze.



Nel nuovo provvedimento, comunque, dovrebbe restare il sistema a “colori”, ma potrebbe arrivare una semplificazione delle tabelle. La sostanza, però, non dovrebbe cambiare. Di sicuro, ci sarà un maggiore coinvolgimento delle Regioni, secondo quanto confermato da ambienti di governo alla testata.

NUOVO DPCM? DRAGHI CAMBIA: VERSO DECRETO-LEGGE

A breve potrebbe essere fissato un nuovo incontro Stato-Regioni a cui parteciperà il ministro degli Affari regionali Mariastella Gelmini e forse pure il ministro della Salute Roberto Speranza. Nel decreto-legge Covid varato oggi dal Governo non è stato deciso nulla, infatti, circa le restrizioni contenute nel Dpcm in scadenza il 5 marzo. Sarà l’occasione per discutere di quegli indici, criteri e parametri che tanto hanno fatto discutere anche gli esperti, ma pure di una revisione delle categorie e delle attività rispetto alle restrizioni. Le Regioni chiedono anche una razionalizzazione delle comunicazioni delle decisioni assunte, in modo tale che vengano comunicate in anticipo. Su questo è d’accordo il presidente del Consiglio Mario Draghi, che intende firmare i provvedimenti almeno una settimana prima della loro entrata in vigore. Tra Dpcm e decreto-legge non è solo una questione di forma, ma di sostanza. Il primo ha il pregio di essere di rapida emanazione, visto che dipende solo dalla volontà del premier, ma così viene tagliato fuori il Parlamento. Il decreto-legge, invece, entra in vigore subito e ha durata di 60 giorni, ma poi va convertito dal Parlamento, altrimenti decade. L’iter è più laborioso, ma permette di dare una cornice legislativa a provvedimenti di singoli ministri.



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