Il governo non sta lavorando ad un nuovo Dpcm per oggi o domani per anticipare delle riaperture prima del 4 maggio. Lo assicurano fonti di Palazzo Chigi, che si sono espressi in merito alle indiscrezioni trapelate in merito alla riunione tra il governo, le Regioni, le Province e i Comuni. Le parti hanno convenuto sulla necessità di linee guida nazionali per segnare il percorso verso la ripresa, ma questo non vuol dire che da lunedì ci saranno delle novità. «Le notizie sin qui filtrate circa l’apertura di attività produttive o l’allentamento di misure restrittive per lunedì prossimo sono prive di fondamento». Tutto resta com’è fino al 3 maggio, non cambia nulla. «Per la settimana prossima rimangono in vigore le misure già previste, che scadono il 3 maggio, e non è prevista nessuna modifica». Questi giorni saranno, dunque, sfruttati dal governo per preparare nel migliore dei modi la Fase 2 che dovrebbe teoricamente partire dal 4 maggio. Non ci sono, dunque, le condizioni al momento per apportare delle modifiche all’ultimo Dpcm del governo.



NUOVO DPCM OGGI O DOMANI? NO GOVERNO A RIAPERTURE

«Gli effetti positivi di contenimento del virus e di mitigazione del contagio si iniziano a misurare ma non sono tali da consentire il venir meno degli obblighi attuali e l’abbassamento della soglia di attenzione». Così si conclude il comunicato con cui fonti di Palazzo Chigi smentiscono le voci delle ultime ore, secondo cui ci sarebbero state delle riaperture da lunedì per “allentare” in un certo senso quelle restrizioni che erano state introdotte per contenere il contagio. Nessuna accelerazione dunque. Ma Palazzo Chigi fa sapere che si sta lavorando ad «un programma nazionale che possa consentire una ripresa di buona parte delle attività produttive in condizioni di massima sicurezza». Questo programma deve integrare «una gestione organizzata e coordinata delle attività industriali, della logistica, dei trasporti» e tenere «sotto controllo la curva epidemiologica nella prospettiva di un controllo della sua risalita senza che si torni ad affrontare situazioni di sovraccarico delle strutture ospedaliere».

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