La sede di Mosca dell’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, è stata chiusa. E alla Russia verrà tolto lo status di nazione favorita nel Wto, l’Organizzazione mondiale del commercio. Inoltre a guerra iniziata si era parlato addirittura di una fuoriuscita dei russi sia dal Wto che dall’Oms. Ma quello che, anche alla luce delle sanzioni economiche, può sembrare un progressivo isolamento del Paese a livello internazionale, da un altro punto di vista assume contorni diversi. La Russia, infatti, sta allacciando un serie di rapporti con Paesi non occidentali che le permettono di rimanere sulla scena internazionale. Anzi, come spiega il generale Fabio Mini, già capo di Stato maggiore del comando Nato per il Sud Europa e comandante delle operazioni Nato di pace in Kosovo, come è sempre successo dopo una grande guerra si sta creando un nuovo ordine mondiale, che disconosce le grandi organizzazioni internazionali e preferisce accordi multilaterali tra gli Stati.



Un ordine che la Russia sta contribuendo a realizzare. Sul fronte della guerra, intanto, la controffensiva ucraina stenta, anche perché si è imposta un fronte di attacco troppo vasto. Mentre ci sono segnali che potrebbero far pensare a un disimpegno occidentale. La contropartita per ottenere rapporti più distesi tra Usa e Cina, per i quali si è adoperato il segretario di Stato Blinken nella recente visita a Pechino, potrebbe essere un’azione di convincimento di Washington nei confronti degli ucraini perché scendano a più miti consigli, creando uno spazio per la fine della guerra.



Generale, come stanno cambiando i rapporti di forze dopo lo scoppio della guerra in Ucraina?

La Russia non si sta isolando. Anzi, sta cercando di aggregare il resto del mondo. Penso che i russi non vogliano creare nuove organizzazioni internazionali, semmai vogliono stringere accordi bilaterali con diversi Paesi. Fuori dall’Occidente c’è una parte di mondo che si sta muovendo e lo sta facendo nei confronti delle organizzazioni internazionali, in particolare quelle finanziarie, come la Banca mondiale, il Fondo monetario internazionale, perché si sono resi conto che sono degli strumenti che gli Usa e anche altri Paesi europei usano per “strangolare” altri Paesi. È il segno di una nuova gestione dei rapporti internazionali che viene proprio da quella fetta di mondo che ha isolato il resto d’Europa e gli Stati Uniti.



I russi, quindi, preferiscono avere mano libera e fare accordi con chi vogliono loro, al di là degli organismi internazionali esistenti?

Certo. Anche i cinesi, che sono sempre molto pragmatici, adesso sono nelle condizioni di fare accordi non solo con gli altri Paesi del mondo, in particolare quelli Brics, ma anche con gli Usa, con i quali vogliono un accordo bilaterale serio, qualcosa per pianificare i prossimi 10-15 anni senza lasciare questioni in sospeso che sono causa di incertezza.

Anche qui ci si muove nell’ambito di accordi bilaterali?

Assolutamente sì. Le Nazioni Unite funzionano molto con i soldi degli Stati, ma moltissimo anche con quelli delle corporazioni private. Negli ultimi 20-25 anni è cresciuta di molto la sfiducia nel ruolo super partes dell’Onu. Quello che si sta verificando è successo dopo ogni grande guerra: un nuovo ordine mondiale. L’unica che non ha prodotto niente di tutto questo è stata la guerra fredda. Anche la guerra in Ucraina, invece, sta promuovendo un ordine mondiale completamente diverso da quello che si pensava.

Ma il mondo così non diventa più ingovernabile?

Non è vero che l’alternativa all’ordine attuale sia l’anarchia globale. Questa è una storiella benedetta da chi vuole mantenere l’attuale egemonia, detenuta dagli Usa, dai Paesi occidentali e dal dollaro. Al posto di questo sistema adesso ci sono Paesi che vogliono un ordine multilaterale, in cui ogni Paese è sovrano e si prende le sue responsabilità nell’ambito di un accordo con altri Paesi, insieme o presi singolarmente. In cui non ci sia un Paese egemone che impone quello che vuole lui. Non amo molto il termine multipolare. Qui c’è voglia di multilateralismo. Non più poli, ma molti lati. Il mondo è visto come un diamante sfaccettato.

Recentemente, ricevendo una delegazione africana e prendendo in considerazione il piano di pace per l’Ucraina elaborato proprio da alcuni Paesi dell’Africa, Putin ha ricordato che l’anno scorso era pronto un accordo con Kiev, ma che è stato bloccato dagli occidentali. È sempre l’Occidente quindi a decidere il destino dell’Ucraina?

L’accordo di pace, in particolare, non lo hanno voluto gli americani e gli inglesi. Anche in Ucraina i fautori dell’intesa non erano proprio ben visti. Il no di Usa e Uk a qualsiasi trattativa con la Russia era sostenuto da una parte molto importante delle forze di estrema destra. Zelenzky ha dovuto dire di no a un’occasione che avrebbe risparmiato un sacco di morti.

Nel prossimo vertice di Vilnius Macron sarebbe intenzionato a chiedere alla Nato di far entrare l’Ucraina, per rassicurare Kiev e spingerla verso il dialogo, cercando così di intimorire i russi. Un’idea che può avere un seguito o è troppo rischiosa in questo momento?

È un’idea completamente balzana, la considero una proposta ambigua e sciocca dal punto di vista politico: mettere paura alla Russia facendo entrare l’Ucraina nella Nato è come dire alla Russia che adesso arriveranno bombe anche sulla loro testa.

C’è ancora la possibilità di arrivare alla pace o dobbiamo aspettare che tutto si risolva sul campo di battaglia?

Sto vedendo che ci sono delle mosse anche da parte degli Stati Uniti che fanno pensare. Questa disponibilità al dialogo con la Cina alcuni la vedono come un modo per cercare di isolare la Russia, ma è esattamente il contrario: è un modo per ragionare sul piano commerciale e finanziario che può influenzare la guerra. La Cina non isolerà la Russia perché sa benissimo che la sua forza contrattuale, in questo momento, sta proprio nel fatto che dà una mano alla Russia.

Quali sono allora le intenzioni degli americani?

Vogliono mettersi d’accordo sul piano economico e commerciale, che è quello gradito dalla Cina, per arrivare a cedere qualcosa o far cedere all’Ucraina qualche cosa. E quindi risolvere il conflitto.

Così gli Usa ci guadagnerebbero comunque?

Sì. Ci guadagnano perché si riprendono la Cina come fornitore di ciò che loro manca, perché gli dà soldi, ci guadagnano dal punto di vista della sicurezza. Adesso dovrebbero spendere miliardi per realizzare un sistema militare che, secondo loro, dovrebbe essere imbattibile. Ma qui ormai di strumenti del genere non se ne vedono più.

Intanto la controffensiva ucraina non sembra ottenere grandi risultati. Si andrà a spegnere da sola?

Quello che mi sembra che non sia chiaro nel mondo degli analisti è la disponibilità effettiva di forze, di mezzi e di sostentamento da parte dell’Ucraina. Una grande offensiva che si sviluppa su un fronte di 800 chilometri e più io non l’ho mai vista. Neanche gli americani e gli inglesi nella Seconda guerra mondiale hanno fatto una cosa del genere. È possibile fare la guerra su tutto il confine? Con quali forze? Se sono quelle dell’Occidente vuol dire che l’Ucraina si sta sacrificando perché vuole anche il sangue da parte dell’Occidente. Vogliono che andiamo anche noi a combattere. Un elemento che a Vilnius, nel prossimo incontro della Nato, dovrà essere preso in considerazione.

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