Un autentico terremoto politico che nel giro di pochi anni porta per la seconda volta il Partito Democratico di fronte ad una scissione: nelle prossime settimane prenderà forma il nuovo partito di Matteo Renzi dopo l’annuncio fatto oggi a mezzo stampa e dopo la costituzione dei gruppi parlamentari nuovi in Camera e Senato (dove potrebbe apparentarsi col simbolo “Insieme” del socialista Nencini per evitare di infilarsi nel Gruppo Misto insieme a LeU e autonomie) sotto il nome di “Italia Viva”. La “bomba choc” creata da Renzi nel Pd e nel Governo non potrà che avere strascichi enormi eppure in queste ore la vera curiosità riguarda il “destino” dei renziani: chi lo segue, chi resta nel Pd, chi rimane in “forse” e chi addirittura lo “teme” (ovvero Forza Italia, Calenda e Toti che “guardano” allo stesso bacino di voti nel Centro), tutto attorno ad un Renzi tornato al centro della politica, in attesa di tornare come lui spera al centro dei consensi. Come detto dallo stesso diretto interessato nella intervista a Repubblica, sarà la Ministra Teresa Bellanova ad essere coordinatrice del nuovo Partito “Italia Viva” mentre dovrebbero essere in tutto una ventina di deputati e una decina di senatori che nell’immediato abbandoneranno il Pd e abbracceranno la nuova “sfida” dell’ex Premier e Segretario.



CHI CON RENZI ALLA CAMERA E AL SENATO

Alla Camera seguono Renzi l’immancabile Maria Elena Boschi, “ambasciatrice” renziana a Montecitorio, seguita da Gennaro Migliore e Michele Anzaldi. Con l’ex sindaco di Firenze anche Ettore Rosato, Roberto Giachetti, Luciano Nobili e Luigi Marattin; dovrebbero esserci anche i due renziani entrati nel Governo da sottosegretari, ovvero Anna Ascani e Ivan Scalfarotto. Come anticipa La Stampa, a raggiungere il numero di 20 deputati ci saranno anche Silvia Fregolent, Marco Di Maio, Lucia Annibali, Mauro Del Barba, Maria Chiara Gadda, Vito De Filippo, Martina Nardi, Andrea Rossi, Lisa Noja, Mattia Mor, Andrea Rossi, Nicola Carè e Massimo Ungaro. Partita più complessa al Senato dove tra l’altro siede lo stesso Matteo Renzi: “Italia Viva” non potrà essere presentata in quanto non presente alle ultime Elezioni e allora l’ex Premier studia la “gabola” per potersi inserire nel Gruppo “Insieme” di Nencini ed evitare di approdare nel Misto. A seguirlo di sicuri ci sono Francesco Bonifazi, Davide Faraone, Tommaso Cerno,Eugenio Comencini, Nadia Ginetti, Ernesto Magorno, Mauro Marino e l’ex leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini. Presenti poi anche i Ministri Bonetti e Bellanova.



NUOVO PARTITO RENZI: CHI RESTA NEL PD

Chi invece, seppur renzianissimo della prima ora, non segue (per ora) Matteo Renzi è di certo Luca Lotti con il Giglio Magico che perde così uno dei suoi “petali” più decisivi. Non saranno della partita neanche il Ministro Lorenzo Guerini e i tre toscani Antonello Giacomelli, Dario Parrini e il capogruppo Andrea Marcucci, “delusi” della mossa di Renzi che lascia il Pd in difficoltà all’inizio del nuovo Governo tra l’altro voluto proprio da Renzi dopo la crisi accesa da Salvini. “Picche” anche dai sindaci del Pd più vicini a Renzi, Dario Nardella e Giorgio Gori, e contraria anche la “favorita” al ruolo di nuovo Presidente del Pd ed ex Ministra della Difesa Roberta Pinotti: in una intervista a Repubblica la senatrice ligure spiega «Dispiacere soprattutto. E non capisco e non vedo le ragioni politiche di questa scissione. Il Pd è un progetto in cui io ho creduto dalla sua nascita e a cui ho lavorato. E’ nato per avere una vocazione maggioritaria , per includere e, proprio quando parte la nuova avventura del governo con un progetto importante per il paese, con tanti dossier caldi da affrontare, ecco lo strappo». Parlano di “terribile errore” poi i rivali interni di Renzi nel Pd, da Enrico Letta a Paolo Gentiloni, passando per Dario Franceschini fino al Segretario Nicola Zingaretti; un Partito sempre più di sinistra che porrà nei prossimi mesi diversi quesiti da risolvere per le anime riformiste e “centriste” ancora presenti nel Pd e legate a Renzi fino all’altro ieri e ora all’improvviso “orfane” del loro faro politico.

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