Per il 2024 l’Europa si è regalata un nuovo Patto di stabilità e crescita. Ma, spiega Luigi Campiglio, Professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano, «nell’impianto che emerge dall’accordo raggiunto la scorsa settimana non riesco a vedere né la stabilità, né la crescita. È un piano che intrinsecamente ha un cuore deflattivo».



Ci spieghi meglio perché non vede la crescita in questo nuovo Patto.

Jan Tinbergen, Nobel per l’economia nel 1969, proponeva una sorta di collegamento tra gli obiettivi di politica economica e gli strumenti per raggiungerli. Onestamente nei punti principali di questo accordo vedo come unici obiettivi la riduzione di debito e deficit in rapporto al Pil da raggiungere tramite tagli e manovre deflattive. Non riesco a intravvedere uno spiraglio dentro cui un Paese può individuare una linea di crescita.



Ma tutte le regole individuate non permettono di raggiungere nemmeno la stabilità?

La stabilità per un Paese si raggiunge muovendosi su una traiettoria di crescita, ma in questo impianto, al dire il vero non poco complesso, non trovo una preoccupazione circa questa traiettoria: vi sono, invece, diversi parametri quantitativi, che sono come bulloni che vengono stretti gradualmente, ma continuamente. Tra l’altro, a differenza del passato, non basterà più nemmeno avere un deficit al 3% del Pil: bisognerà arrivare all’1,5%.

Il ministro dell’Economia Giorgetti ha detto che si tratta di un compromesso, “vedremo se verso il basso o l’alto”. Cosa ne pensa?



Purtroppo è già chiaro che dall’anno prossimo il nostro Paese sarà chiamato a stringere la cinghia, altrimenti difficilmente riuscirà a rientrare nei parametri richiesti.

Fino al 2026 verranno, però, scomputate parte delle spese per gli interessi sul debito e gli investimenti legati al Pnrr….

Sì, c’è questa sorta di “periodo di grazia” triennale, ma stiamo parlando di un impianto che inevitabilmente andrà a ridurre le spese dello Stato sociale. Tra l’altro ogni Paese dovrà negoziare con la Commissione il percorso di riduzione del debito/Pil, ma è tutto da vedere se il risultato sarà una “imposizione” di Bruxelles o una “ragionevole” mediazione visto che ci sono anche parametri quantitativi piuttosto stringenti.

Insomma, siamo di fronte a un impianto complesso con poco spazio per la crescita…

Non solo. Mi sembra che questo impianto non tenga conto della realtà in cui ci troviamo. Siamo in una situazione ormai così incerta a livello internazionale che non ci si può permettere di giocare con i numeri

Cosa intende dire?

L’Europa è reduce da due shock importanti e ravvicinati come il Covid e la guerra, le cui conseguenze non mi paiono del tutto riassorbite. E l’orizzonte non sembra del tutto sereno, vi sono minacce striscianti per l’economia. In questo contesto, il nuovo Patto di stabilità e crescita si preoccupa di stringere sempre più i bulloni sulla finanza pubblica. Si potrebbe arrivare al paradosso di chiedere il pareggio di bilancio in un’economia di guerra. Avremo invece bisogno della possibilità di ripararci dagli shock, ma nell’accordo raggiunto non la si vede. Si vede solo la Grecia dietro l’angolo.

Se l’Europa non fosse colpita da nuovi shock economici, il nuovo Patto avrebbe comunque effetti negativi?

In questo momento la Germania è ridiventata il malato d’Europa e boccheggia, non appare in grado di trainare il resto del continente. Seguendo il sentiero tracciato dal nuovo Patto di stabilità e crescita non avremmo un miglioramento della situazione: le manovre deflattive dei Paesi con un debito/Pil superiore al 90% andrebbero a discapito anche degli altri.

Ci può essere qualcuno avvantaggiato dall’accordo raggiunto?

La Germania e i Paesi suoi satelliti per il momento sono in grado di rispettare i requisiti richiesti, ma occorrerebbe un salto di qualità: o si ragiona come Europa oppure resta la prospettiva di uno scontro continuo tra Paesi membri. Prospettiva che non può essere, come invece purtroppo appare, quella di una classe politica che crede nell’Europa. Così si finisce solo per fornire carburante all’euroscetticismo. In conclusione, dopo aver evidenziato i limiti dell’accordo raggiunto la settimana scorsa, vorrei esprimere un auspicio.

Quale?

Spero che nei prossimi mesi, prima dell’approvazione definitiva del Nuovo Patto di stabilità e crescita, si possa quanto meno formulare un addendum relativo agli shock economici, in modo da fornire all’Europa degli strumenti per poterli affrontare e non subire, visto il contesto internazionale in cui ci troviamo.

(Lorenzo Torrisi)

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