A un mese esatto dall’insediamento, avvenuto il 13 febbraio, il governo Draghi ha finalmente partorito uno dei documenti più attesi: il piano vaccinale. L’esecutivo aveva fatto il repulisti dei fedelissimi di Giuseppe Conte, aveva varato un Dpcm vecchio stampo, aveva approvato un decreto legge vecchissimo stampo con chiusure molto simili a quelle di un anno fa. Un certo malcontento cominciava a serpeggiare tra l’opinione pubblica, che – a parte lo spoil system – non vedeva novità di rilievo tra il modus operandi dei giallorossi e quello dei “migliori” targati Draghi. Il piano vaccinale era il vero banco di prova della discontinuità.



La differenza più evidente dal piano precedente è che Domenico Arcuri lo aveva fatto conoscere nelle conferenze stampa, mentre il generale Francesco Paolo Figliuolo ha fatto circolare 25 slide ieri pomeriggio, con obiettivi, numeri, date. Il nuovo commissario ha sposato la filosofia comunicativa di Mario Draghi, cioè meno chiacchiere possibili. Non che il piano di Figliuolo sia tutto sostanza e zero giri di parole, ma almeno ogni italiano interessato può andare sul sito del governo, scaricarsi il file pdf, farsi un’idea precisa e soprattutto verificare se i fatti corrisponderanno alle parole.



Anche l’impostazione del piano segna la definitiva archiviazione della stagione Arcuri, quel “cambio di passo” che tanti auspicavano. Sono state spazzate via primule e piazze dove festeggiare l’addio al virus, sostituite da una vaccinazione capillare e diffusa sul territorio: medici di famiglia, dentisti, farmacisti, medici dello sport, specializzandi, centri commerciali, luoghi di lavoro, caserme, fiere, scuole, palestre, associazioni, perfino parrocchie visto che a un certo punto si parla di collaborazione con la Conferenza episcopale. La distribuzione dal punto di raccolta unico nazionale (l’hub di Pratica di Mare) alle periferie sarà curata dall’Esercito e dal corriere Sda delle Poste: l’ironia si sprecherà sulla puntualità di queste ultime consegne, ma almeno c’è un soggetto chiaro e una responsabilità precisa. La scelta della capillarità comporta uno sforzo maggiore soprattutto perché richiede molto più personale di quello che servirebbe se ci fossero pochi grandi centri vaccinali, ma Figliuolo conta di coinvolgere e arruolare tutte le figure sanitarie necessarie, circa 120mila persone.



I numeri sono ambiziosi: da fine aprile 500mila vaccinazioni al giorno sul territorio nazionale (la media attuale è di 170mila somministrazioni); raggiungimento dell’immunità di gregge (80% di popolazione sopra i 16 anni vaccinata) entro settembre; 153 milioni di dosi previste entro la fine dell’estate e 242,5 entro giugno 2022. Il coinvolgimento è massiccio: polizia, pompieri, militari, enti locali, protezione civile, ma anche Croce rossa e associazioni di volontariato, che erano i grandi esclusi dal piano centralistico di Arcuri. La vecchia struttura vaccinale, infatti, rispondeva al dettato ideologico di stampo statalista tipico dei 5 Stelle, che taglia fuori i corpi intermedi. E anche questo è un importante segnale di discontinuità.

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