Il nuovo piano nazionale vaccini preventivo, che dovrebbe entrare in vigore a partire da quest’anno e fino al 2025, non è ancora pronto per l’approvazione definitiva. Ancora ritardi dovuti ai mancati accordi tra Stato e Regioni che chiedono maggiore disponibilità di fondi per garantire di raggiungere gli obiettivi previsti. Dal Mef però non era stata prevista una sufficiente somma di soldi pubblici per coprire le esigenze.
Il risultato quindi è stato che dal Ministero si sono presi altro tempo per cercare di reperire i finanziamenti, tutti o in parte, per attuare lo schema che prevede standard ben precisi per quanto riguarda il piano vaccinale con un calendario territoriale a copertura di alcune fasce di popolazione. Durante l’ultima Conferenza Stato-Regioni però, non c’è stata l’intesa, e quindi il tutto è stato rimandato alla prossima. Nel frattempo il governo ha preso l’impegno di soddisfare le richieste dei governatori regionali e delle province autonome, di far fronte ad eventuali maggiorazioni di costi prevedendo maggiore disponibilità di spesa.
Cosa prevede il nuovo piano vaccini nazionale
Il nuovo piano vaccini sarà un calendario ben preciso ed unificato che prevede l’offerta gratuita di dosi per la prevenzione di malattie infettive e virus, destinata a varie categorie di cittadini, differenziate per fasce di età. Si va dalla vaccinazione esavalente da somministrare fino ai 10 mesi di età contro la Poliomielite, Difterite, Tetano, Pertosse ed Epatite B, fino a quelle riservate ai più anziani per prevenire Pneumococco coniugato e Herpes Zoster.
Gli obiettivi saranno ben precisi e dovranno arrivare a coprire almeno tra il 90 ed il 95% della popolazione da 0 a 15 anni con le varie vaccinazioni preventive, nelle quali sono state inserite anche alcune novità come ad esempio il meningococco. Per i più adulti invece si punta ad arrivare alla copertura di almeno il 75% dei cittadini dai 65 anni in poi, contro Influenza stagionale, pneumococco ed Herpes Zoster. Per rendere attuative le novità però bisognerà attendere almeno fino al 7 giugno cioè per la prossima conferenza con le regioni, in modo da poter verificare se il Mef è riuscito a trovare fondi aggiuntivi per finanziare eventuali maggiorazioni di spesa.