Negli ambienti europei (con grande stupore da parte dell’Italia) si torna a parlare del sistema di etichettatura Nutri Score, progettato in Francia e adottato in alcuni (pochi) paesi europei, tra i quali il Belgio. L’occasione è quella di un ‘simposio scientifico’ fortemente voluto dal Belgio e promosso a livello europeo dalla stessa Commissione: ma c’è un ma, perché mentre nell’elenco di illustri ospiti del simposio sul Nutri Score (tra i quali niente meno che la Regina consorte belga) mancano del tutto i rappresentanti italiani, sia scientifici come i nostri esperti in alimentazione, sia politici. Nessuno è invitato e nessuno sarà presente.



Prima di arrivare a noi facciamo però un passo indietro al simposio, intitolato “condivisione di esperienze e prospettive sul Nutri Score e su altri sistemi di etichettatura nutrizionale”, che si avvale dell’esperienza (cita il programma citato a sua volta dal Giornale) di “esperti di alto livello, responsabili politici, parti interessate e ricercatori provenienti da tutta Europa”. Di nuovo, da tutta Europa ma non dall’Italia, perché oltre ai legittimi dubbi sulla mancanza di esperti italiani tra gli ospiti, una fonte ha rivelato al Giornale che “all’Italia è stato impedito di partecipare perché avrebbe criticato aspramente il sistema di etichettatura francese e le teorie antiscientifiche che lo sostengono”.



Il Nutri Score: cos’è e perché l’Italia si oppone alla sua adozione

Nessun errore: l’Italia (lo ripetiamo, tra i massimi esperti europei in alimentazione) è stata esclusa volontariamente da una conferenza europea (e qui ricordiamo che proprio a Roma fu fondata la CEE che diede il via alla moderna UE) sul Nutri Score perché in passato ha osato criticarlo. Facciamo un altro passo indietro. Chi non conosce lo strumento di etichettatura deve sapere che si basa su un semaforo che tra verde, verde sbiadito, giallo, arancione e rosse e certifica quanto un alimento è salutare. Per funzionare il Nutri Score considera la quantità di nutrienti negli alimenti positivi (fibre, proteine..) e, soprattutto, quella dei nutrienti dannosi (grassi saturi, zuccheri, sale..).



Sulla carta sembrerà anche un sistema positivo, pensato per aiutare il cittadino comune nella scelta di un alimento, piuttosto ché di un altro. Il problema (e qui veniamo alle critiche a cui fa riferimento la fonte del Giornale) è che secondo il Nutri Score buona parte delle eccellenze alimentari italiani hanno votazioni pessime: il Parmigiano Reggiano è addirittura rosso, mentre l’olio evo è classificato con il giallo. Va da sé che la conseguenza economica di una simile etichettatura sulle vendite dei prodotti Made in Italy sarebbe enorme, con un valore (nel 2023) attorno ai 64 miliardi di euro.