Le indagini sulla morte di Romano Fagoni a Nuvolento, in provincia di Brescia, proseguono nel massimo riserbo, ma poche ore fa è filtrata un’indiscrezione sull’interrogatorio di circa due ore a carico della moglie dell’uomo, Raffaella Ragnoli, in carcere con l’accusa di averlo ucciso con 6 coltellate davanti al figlio minorenne. Intervistata per un parere sul caso da lospecialegiornale.it, la criminologa Roberta Bruzzone ha parlato dell’orizzonte di una legittima difesa che si profilerebbe nella versione della donna, uno scenario che l’esperta ritiene al momento “difficile” da sostenere.
Anche ai microfoni di Ore 14, nella puntata di ieri, Roberta Bruzzone ha espresso perplessità sulla presunta linea difensiva della 56enne. L’indagata avrebbe risposto alle domande del gip affermando di aver agito contro il marito per paura che “dalle minacce passasse ai fatti” nei confronti del figlio. Una ricostruzione che per Bruzzone presenterebbe delle criticità fin dal principio: “È contestato l’omicidio volontario – ha sottolineato la criminologa nel suo intervento nel programma di Milo Infante –. Ci deve essere una condotta posta in essere che pone oggettivamente un rischio per l’incolumità propria o di soggetti diversi, dove c’è una situazione di oggettivo pericolo. Dire ‘avevo paura che dalle minacce passasse ai fatti’ senza che nessuna condotta fosse stata posta in essere in quella direzione, la legittima difesa non la può sostenere”.
Omicidio di Nuvolento, Bruzzone: “Difficile ipotizzare legittima difesa da parte della moglie”
Alla luce degli elementi finora emersi, Roberta Bruzzone trova difficile sostenere la linea di una legittima difesa nel caso di Raffaella Ragnoni, la donna di 56 anni accusata di aver ucciso a coltellate il marito 59enne, Roberto Fagoni, al culmine di una lite domestica nella loro abitazione di Nuvolento (Brescia) davanti al figlio 15enne. L’aspetto fondamentale da cui partire, relativamente a questo scenario, sottolinea Bruzzone, è anzitutto l’analisi della “proporzione fra l’aggressione subita e la reazione difensiva“, proporzione che, precisa, deve essere “oggettiva”.
“Mi sembra molto difficile in questo contesto ipotizzare la legittima difesa da parte della moglie – ha sottolineato ancora ai microfoni di lospecialegiornale.it –. La donna non sembra presentare sul corpo segni che possano far ipotizzare la necessità di una difesa così estrema e nemmeno il figlio sembra averne (…). Una legittima difesa di fronte a sei coltellate inferte per giunta negli organi vitali mi sembra oggettivamente molto difficile da dimostrare“. La versione di Raffaella Ragnoli sul delitto, secondo quanto riportato da Milo Infante a Ore 14, sarebbe la seguente: “Ho avuto paura, ho pensato davvero che, a differenza di tutte le volte precedenti, sarebbe passato dalle parole ai fatti. E ho temuto per la vita di nostro figlio, quindi mi sono scagliata contro di lui”.