Non è facile prevedere se tra qualche mese andremo a rileggere con più attenzione quanto è stato detto lunedì all’incontro dei cattolici a Todi oppure alla presentazione del libro “Il cambiamento demografico”, in Cattolica a Milano.
A Todi un consulto-kolossal, a porte chiuse, ma già da settimane sotto un’accecante luce mediatica. A Milano un appuntamento aperto, ma non pubblicizzato più di quanto avvenga per le decine di convegni e seminari che riempiono ogni settimana l’agenda di Largo Gemelli.



A Todi presiedeva il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e – virtualmente – era presente un cardinale emerito di Milano: Carlo Maria Martini, forse la più prestigiosa delle firme del Corriere della Sera, personalmente in campo nell’”autocoscienza” cattolica attraverso la penna e la voce del direttore Ferruccio De Bortoli. In Aula magna a Milano: i cardinali Camillo Ruini, presidente emerito della Cei e responsabile del Progetto culturale, e Angelo Scola, da pochi giorni sulla cattedra ambrosiana.



In platea a Todi un centinaio di leader e opinion makers cattolici: una rappresentanza allargata del “Forum del buon governo”, promosso a luglio dalle maggiori associazioni cattoliche in campo economico-sociale. Sul palco a Milano il rettore Ornaghi, i professori Eugenia Scabini e Luciano Blangiardo e il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi.

A Todi Bagnasco ha svolto una relazione di vasto respiro politico-culturale, di cui all’esterno sono filtrati solo alcuni passaggi (uno dei più importanti: «La comunità cristiana deve animare i settori pre-politici nei quali maturano mentalità e si affinano competenze, dove si fa cultura sociale e politica»). Al termine dei lavori, il portavoce Raffaele Bonanni (segretario generale dalla Cisl), ha però tagliato corto: «Questo governo non va bene, ne serve uno più forte».
Più sintetica ancora Repubblica ieri mattina nel titolo d’apertura della prima pagina («I cattolici: via Berlusconi») a chiudere un “discorso” iniziato il giorno prima da De Bortoli sul column del Corriere («La missione dei cattolici è farsi parte attiva nella pacificazione del dopo-Berlusconi»). A proposito: sui grandi media amplissima copertura su Todi e neppure una riga su Milano.



In Cattolica, in ogni caso, le agenzie hanno potuto registrare direttamente i motivi di maggior urgenza rilevati nell’emergenza italiana, commentando un saggio scientifico di demografia. Ruini: «L’Italia è in ritardo di trent’anni negli interventi pubblici a favore dei giovani, della famiglia e della natalità. E senza riequilibrio demografico il paese non può vincere la sua sfida». Scola: «L’Italia soffre di una pesante mancanza di equità generazionale. Finora, ha detto l’arcivescovo il rapporto tra le diverse generazioni all’interno di una stessa famiglia ha consentito, laddove la circolazione equa di risorse veniva interrotta a livello sociale, che essa si riattivasse attraverso il codice della reciprocità e della solidarietà delle reti familiari. La famiglia ha sostenuto i costi prevalenti del ricambio generazionale: occorre domandarsi fino a quando potrà continuare a farlo».

Fin qui la cronaca. Che resta di premessa all’interrogativo iniziale: quando si voterà, chi e come dirà “qualcosa di cattolico”?