“Osserviamo gli esiti del piano FonSai”. Così l’amministratore delegato di Cattolica Assicurazioni, Giovambattista Mazzucchelli, il 21 aprile, in margine all’assemblea dell’unica cooperativa assicurativa italiana. Appena un decina di giorni fa sembrava una semplice dichiarazione di circostanza, dopo che Cattolica era stata citata, all’inizio dell’anno, come possibile partner industriale di Palladio nel progetto FonSai concorrente a quello delineato da Mediobanca e Unipol.

Tra l’altro a fine marzo, quando la fusione Unipol-FonSai sembrava in dirittura d’arrivo, Cattolica aveva garbatamente rimarcato la sua “non ingerenza” nell’operazione. Stamattina, invece, in Piazza Affari è probabile che del possibile intervento della compagnia veronese nella crisi del gruppo Ligresti si torni a parlare prepotentemente, dopo il clamoroso stop imposto giovedì scorso dall’Antitrust al progetto “Grande Unipol”.

Da allora nel quadrilatero Premafin-FonSai-Mediobanca-Unipol si lavora senza interruzione, in emergenza permanente, mentre la Procura di Milano aumenta il pressing sulle finanziarie private della famiglia Ligresti, per un presunto caso di insider trading. Oggi, intanto, Mediobanca dovrebbe contattare l’Antitrust per definire un percorso celere per l’istruttoria sui presunti profili anticoncorrenziali della fusione Unipol-FonSai. Alberto Nagel, amministratore delegato di Piazzetta Cuccia, si è mostrato tranquillo: i 45 giorni previsti dall’Antitrust (al netto dei 30 per un eventuale ricorso) non gli appaiono oggi incompatibili con le operazioni di salvataggio finanziario di Premafin-FonSai. Ma in Piazza Affari sono in maggioranza coloro che ritengono ormai infattibile la fusione con Unipol così come disegnata da Mediobanca.

Anche non tenendo conto nell’azione della magistratura, la famiglia Ligresti chiaramente non gradisce essere espropriata del proprio gruppo: o quanto meno non nella forma radicale prevista dal piano Unipol. La stessa authority di vigilanza del settore – l’Isvap – non può continuare a lungo nella sua inerzia di fronte alla situazione critica di un grande gruppo italiano delle polizze. Per di più Mediobanca è riuscita finora a tenere a bada gli appetiti di colossi esteri (Groupama o Munich Re attraverso Vittoria), ma non la mini-scalata di Palladio (la finanziaria veneta guidata da Roberto Meneguzzo) in tandem con Sator, l’“investment firm” pilotata da Matteo Arpe, amministratore delegato di Capitalia quando il polo Ligresti ne era importante azionista privato.

Un’ipotesi in particolare (lo sottolineava ieri anche il Corriere della Sera) sarebbe rivolta direttamente a FonSai da parte di Sator. E sarebbe questa a richiamare in campo Cattolica, ma per una partnership dall’obiettivo più specifico: l’acquisto da FonSai della Milano Assicurazioni, che lo stesso Antitrust considererebbe “di troppo” nella fusione FonSai-Unipol. È probabile che Palladio troverebbe con Cattolica l’appoggio dell’alleato strategico: la Popolare di Vicenza di Gianni Zonin (12,8% di Cattolica, a fianco del gruppo spagnolo Mapfre) a suo tempo candidata all’ingresso nel patto della stessa Mediobanca.

Certo anche quest’ipotesi di “piano B” mantiene molte delle problematicità generali del riassetto Fonsai. Milano Assicurazioni vale oggi in Borsa non più di 300 milioni di euro, mentre in bilancio Fonsai la partecipazione è valorizzata al quadruplo. Logico che solo un acquirente strategico – guidato da un investitore con logica di private equity – può permettersi di effettuare una scommessa di prezzo su una compagnia “distressed” come la Milano. Ma l’accelerazione dei tempi potrebbe portare a un rapido compromesso fra tutte le squadre in campo.