Quello che segue è un piccolo contenuto giornalistico in aperto conflitto d’interessi: parla bene di un investitore pubblicitario (anche su ilsussidiario.net).
Chi scrive preferisce tuttavia esporsi a questo rischio piuttosto che – come ha fatto lunedì mattina un grande quotidiano – riservare “a prescindere” un’intera pagina a uno dei soliti economisti-megafono di Wall Street per avvertire che lo spread italiano sarebbe tornato velocemente a 300 (e non sui timori di guerra in Siria, ma sul solito “caso Berlusconi”). Meglio, molto meglio scrivere della campagna www.bonusmobili.it di Federlegno.
In primo luogo è Pil: la campagna istituzionale degli industriali del mobile a sostegno dei bonus decisi dal governo anche a favore dell’acquisto di mobili è un investimento che verrà contabilizzato nel valore aggiunto nazionale nel terzo trimestre, quello che dovrebbe preannunciare il più possibile l’uscita dell’Azienda-Italia dalla recessione. In secondo luogo, questo piccolo Pil “tangibile” è generato nella speranza che sia punto d’appoggio di Pil per ora solo “intangibile”, potenziale, ma nelle attese ben più robusto: una ripresa della domanda interna di componenti d’arredo.
La fiducia di cui www.bonusmobili.it vuol essere punta di iceberg è quindi multipla. E’, in primis, quella di un gruppo di imprenditori in se stessi. Chi di questi tempi sborsa quattrini veri per promuoversi sul mercato manifesta una fiducia con la f maiuscola. Quella che si è rarefatta dopo la crisi finanziaria e che è la vera risorsa da ricostruire nell’economia.
Ma quella di www.bonusmobili.it è anche una fiducia accordata – in tempo reale – a un concreto sforzo di fiducia del governo. Con il decreto sui bonus edilizi ed energetici, Enrico Letta e i suoi ministri sono riusciti a calare – in tempo reale sulla loro entrata in carica – l’unica carta che avevano per le mani, altrimenti legate dai vincoli di bilancio: non era scontato. Hanno sollecitato gli italiani a re-investire sulle loro case mettendo in moto tutte le rotelle del motore edilizio. Hanno mostrato anche che la lotta all’evasione fiscale (attraverso il tracciamento bancario dei pagamenti) si può fare agevolando i cittadini-contribuenti onesti: gli imprenditori e i consumatori.
Ora gli imprenditori spendono in pubblicità per svegliare ulteriormente la fiducia nei loro clienti. Questo è un serio – e non frequente – esempio di “gioco di squadra” nell’Azienda-Paese: qualunque sia il risultato finale. Qualunque cosa decida il Senato sul “caso Berlusconi” il 9 settembre. Qualcunque cosa decidano gli Usa sulla Siria. Qualunque cosa decidano la Fed o la Bce sulla politica monetaria. (Ps: il giornalista in conflitto d’interessi non può ovviamente che essere rinfrancato se qualcuno – per la verità non solo Federlegno, ma anche ad esempio singoli produttori come la brianzola Flou – prova a rimettersi sulle spalle la propria fiducia e a far pubblicità sui media. Non sono certo i contributi pubblici all’editoria che possono tenere viva la libertà di stampa in una democrazia di mercato. E’ vero che editori e giornalisti devono sforzarsi di fare come i produttori di mobili: costruire buoni prodotti, ristrutturare le aziende, investire. E lavorare per creare fiducia nel Paese, non per distruggerla).