Ancora ieri mattina siamo stati critici verso la Banca d’Italia di Ignazio Visco: in crisi di autorevolezza ma anche di efficienza – almeno a nostro modesto avviso – nel difendere il sistema bancario nazionale, dall’Europa prima che da se stesso. Ma stamattina il governatore ha – finalmente – battuto un colpo. Ha detto che se le banche italiane – e prima di loro il vigilante di Via Nazionale – applicassero standard di valutazione delle sofferenze adottati “altrove” il valore diminuirebbe di un terzo. Una presa di posizione molto netta e pesante, anche se Visco ha subito escluso che la Vigilanza italiana possa allentare la severità sui bilanci del sistema, pur in presenza di “credit crunch” e di fragilità patrimoniale degli istituti.

Tirato parecchio per la giacca, il governatore italiano ha comunque avvertito che l’Unione bancaria – il nuovo sistema di supervisione integrata che dovrebbe essere attivato già a inizio 2014 – può essere concepito solo in chiave di superamento di tutte le “distorsioni” che ancora affliggono un’eurozona tutt’altro che livellata nelle regole bancarie.

Visco batte il suo primo colpo dopo che l’Ue (il commissario all’Antitrust Joaquin Almunia) ha vibrato un’ennesima mazzata sullo scacchiere Mps: con la richiesta di una ricapitalizzazione accelerata e draconiana, del tutto lontana dalla comprensione mostrata per tanti altri colossi europei, talora più compromessi di Rocca Salimbeni (a cominciare da quelli spagnoli). Ma della tensione crescente sul dossier Mps si sono avuti segnali inequivocabili a Cernobbio, dove proprio Almunia non ha ricevuto applausi di rito, ma fischi autentici.

Visco, ovviamente, non può supplire fino in fondo una rappresentanza degli interessi italiani in Europa: compito fondamentalmente politico, affidato a quel Tesoro retto oggi dall’ex direttore generale Bankitalia, Fabrizio Saccomanni.