Lunedì della scorsa settimana, alle otto di sera locali, Roberto Maroni era in fila all’immigration check-line del terminal 4 all’aeroporto JFK a New York. Il presidente della Regione Lombardia era appena sbarcato dal volo EK 205, collegamento quotidiano avviato un anno fa da Emirates da Malpensa. Anche Maroni ha certamente trovato comodo l’orario del volo (16 pomeridiane a Malpensa) e la qualità del servizio: in particolare lo schermo “Ice” da cui qualsiasi passeggero fra i 442 del B777 in servizio può scegliere autonomamente fra migliaia fra film, selezioni musicali, giochi. Il volo – proveniente da Dubai – a Milano si è completamente riempito in classe economica (400 posti). Al ritorno (EK 206, partenza dal JFK alle 22.20, si può restare a Manhattan fino alle 19.30) la economy era piena al 90%: due terzi dei passeggeri era diretto a Milano; gli altri proseguivano per Dubai (dopo 3 ore di sosta a Milano), con una rappresentanza visibile di indiani, attesi da altre coincidenze veloci nell’hub Emirates, soprattutto verso scali dell’India meridionale.

Chi qui scrive ha nuovamente accettato il consiglio di un’agenzia viaggi di Monza, confortato peraltro dalla consultazione rituale del sito Expedia. Con 665 euro l’andata e ritorno non-stop con Emirates da Milano sulla Grande Mela è oggi la scelta più competitiva: anzitutto rispetto ad Alitalia.

Ci sbaglieremo, ma Maroni è stato ospite sia a Malpensa sia al JFK della lounge Emirates: le migliori di entrambi i terminal; a Milano un investimento controcorrente rispetto all’attuale aspetto semidesertico dello scalo. Emirates – sponsor del Milan – ha deciso di puntare su Milano, perché sarà Dubai a raccogliere il testimone dell’Expo nel 2020. La tratta EK 205-206 raddoppia il collegamento quotidiano no-stop Dubai-New York con il gigantesco A380: è pensato anche per offrire l’opportunità a chi lo desiderasse di spezzare il viaggio – nei due sensi – con 24 ore di sosta a Milano. Per visitare l’Expo 2015 (più vicino a Malpensa che a Linate), per fare shopping nel Quadrilatero, per andare alla Scala o a San Siro.

Contro questo singolo volo, Alitalia – che tradisce e boicotta Malpensa dalla sua nascita nel 2000 – ha scatenato una guerra legale presso il solito Tar del Lazio: ottenendo un successo intermedio. Il volo opera per ora sub iudice fino al 31 dicembre. Dal ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi – che ha presentato un “decreto aeroporti” totalmente subordinato al salvataggio di Alitalia presso Etihad, concorrente di casa di Emirates, e quindi alle definitive ragioni di Fiumicino su Malpensa – ci saremmo attesi un minimo più di profilo: un ministro lo è di tutta la Repubblica, non solo di Roma capitale.

Affermare che Malpensa (che perderà subito 200mila passeggeri a favore di Linate ricolonizzato da Ali-had) sarà “lo scalo del Nordovest italiano” è anzitutto un’offesa all’intelligenza degli elettori (anche) di Lupi: salvo forse che alla convenienza dei tassisti milanesi, storici tifosi di Linate a patto che la linea 4 della metropolitana non sia mai realizzata (è d’altronde così che i taxi a Milano costano più che a New York: a cominciare dalla tariffa “flat” dall’aeroporto fuori città).

L’unica alternativa allo strapotere della “banda della Magliana” appare comunque suggerire al presidente della Lombardia – quando lo rincontreremo sul volo Emirates, ammesso che non venga cancellato dai magistrati amministrativi romani – di scorporare Malpensa dalla Sea e di farne una partnership con la compagnia di Dubai. Solo quando Emirates o i fondi sovrani che vi orbitano attorno potessero investirci soldi veri, il “valore Malpensa” finalmente emergerebbe. Un “volano Expo” – non l’unico – è questo: Milano non può non afferrarlo per non disturbare lo scalo, la compagnia aerea e i palazzi assortiti – direbbe Lupi – “del Centro Italia”.