“Non ce ne andiamo da Intesa Sanpaolo: il diritto di voto resta alla Fondazione”, sottolinea Giuseppe Guzzetti, presidente della Cariplo: ma solo per non dare adito a malintesi. Il passo deciso ieri dalla maggiore Fondazione di origine bancaria del Paese ha tutti i numeri per essere registrato negli annali della storia – ormai prossima al quarto di secolo – di questi enti tutti italiani. Il pacchetto Intesa Sanpaolo in capo alla Cariplo (4,9%) verrà conferito a un gestore professionale: Quaestio Capital Sgr, di cui la Cariplo è azionista, ma non di controllo a monte, avendo comunque affidato in gestione una parte del proprio patrimonio finanziario. Questa modalità di gestione – sottolinea la nota della Fondazione – realizza una separazione fra i diritti amministrativi (dividendo, diritto di voto) in capo alla proprietà ed i rischi finanziari dell’investimento: al gestore viene affidato l’obiettivo di replicare un benchmark diversificato a livello globale entro precise linee guida, con il massimo grado di trasparenza e un livello minimo di costi di gestione. Con l’affidamento in gestione della sua partecipazione in Intesa Sanpaolo (4,948% del capitale) la Fondazione continua a svolgere il suo ruolo di investitore di lungo periodo nella Banca ribadendo completa fiducia nel nuovo management, ma realizza al contempo una piena diversificazione del patrimonio, in coerenza con i suoi obiettivi istituzionali. “Questo passaggio – ha osservato Guzzetti – costituisce un vantaggio per la Fondazione perché le permette di ottimizzare il rendimento del patrimonio nel tempo per meglio finanziare le attività filantropiche; dal punto di vista istituzionale, non cambiano le relazioni con la banca per la quale nutriamo assoluta fiducia nella gestione, anche in relazione al piano industriale recentemente approvato: sono certo che coloro i quali avranno il compito di realizzarlo (il presidente del consiglio di sorveglianza Giovanni Bazoli, il presidente del consiglio di gestione Gian Maria Gros Pietro e l’amministratore delegato Carlo Messina) sapranno, come sempre, al meglio”.
Da oggi in poi, tuttavia, è prevedibile che Guzzetti rintuzzerà chi gli chiederà di Intesa Sanpaolo: la Fondazione non ha più la diretta supervisione sulla gestione della quota, che diventa dunque – a tutti gli effetti – un investimento istituzionale. La “frontiera” disegnata dalla legge Amato-Carli del 1990 è dunque raggiunta: e non c’è contraddizione con il fatto che la Cariplo mantenga diritti di voto espressione di un ruolo di “presidio” di lungo periodo nell’azionariato di una grande banca nazionale. Anche questo era negli intendimenti strategici della gran de riforma di un quarto di secolo fa: le banche avrebbero dovuto concentrarsi (Intesa Sanpaolo è il risultato della fusione di almeno cinque “campioni nazionali”) e le Fondazioni avrebbero dovuto diluirsi (la Fondazione Cariplo fino al 1997 era al 100% della sua Cassa omonima).
Il passo deciso da Guzzetti, d’altronde, non può non collocarsi su un fondale ampio: quello dell’intera famiglia delle 88 Fondazioni italiane, che l’avvocato comasco guida dalla presidenza dell’Acri. All’assemblea annuale dell’associazione – in programma il 7 maggio – Guzzetti si presenterà quindi forte di un ennesimo “fatto compiuto”: anzi di un “buon esempio”. Dopo aver fatto da battistrada nella governance (dalle “quote rosa” in carica nella Fondazione il premier Matteo Renzi ha scelto il nuovo presidente di Terna, Catia Bastioli), la Cariplo detta ora i tempi e i modi un nuovo colpo di reni da parte di una categoria sotto pressione: i casi Mps e Carige (ma anche Banca Marche) hanno oggettivamente offuscato l’immagine finora molto forte delle Fondazioni come attrici della “lunga transizione” del sistema bancario italiano. È vero che entrambe le “unsuccess storiy” hanno visto protagoniste Fondazioni che non avevano seguito correttamente la direttrice tracciata dalla legge: il rapido abbandono della maggioranza azionaria della banca controllata. Guzzetti ha sentito tuttavia responsabilità di una Fondazione-guida come quella delle Province Lombarde l’apertura di una fase nuova, peraltro già delineata nella “Carta delle Fondazioni” varata a Palermo nel 2012, in occasione del Congresso del centenario Acri. La cittadinanza delle Fondazioni nell’Italia contemporanea – soggetti-archetipo della sussidiarietà, secondo la sintesi operata nel 2003 della Corte Costitiuzionale – esige un effettivo distacco degli enti dalla politica e un radicamento altrettanto forte nella società civile dei territori; e d’altro canto una presa di distane dal ruolo di azionisti strategici delle grandi banche per approdare a una posizione di soci finanziari di lungo periodo: attenti a quanto avviene in banca, ma senza ingerenze di sorta. Il bilancio 2013 della Fondazione indica che la Cariplo mantiene il passo con il suo cammino storico: i 209 milioni di avanzo di gestione – in tenuta in un anno di estrema difficoltà a generare proventi finanziari sui mercati iperliquidi – ha consentito la conferma delle erogazioni al territorio (144 miliardi, in linea perfetta con il piano triennale).
Il presidente della Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti, illustra il bilancio 2013 e le decisioni sulla gestione del patrimonio