Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo e dell’Acri, non ha mai avuto bisogno di essere difeso per alcunché – su Il Sussidiario o altrove – e non ne ha bisogno neppure ora (né la Fondazione Cariplo è mai stata oggetto di inchieste giudiziarie). La salute politica della democrazia e quella civile – e fors’anche mentale – di coloro che vi partecipano ha invece sempre bisogno di tutela. Nell’intera giornata dell’altroieri le maggiori agenzie hanno citato un singolo e breve stralcio pescato nell’oceano di intercettazioni telefoniche che – as usual – hanno accompagnato gli ultimi arresti cautelari ordinati dal procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini nell’inchiesta sugli appalti Expo: iniziativa assunta in contrasto con quelle del collega Alfredo Robledo, vicenda che è in questi giorni alle cronache perché sotto procedimento al Csm.

Secondo l’Ansa, «ci sarebbe stato anche l’intervento di Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo, sollecitato dall’ex senatore Luigi Grillo, per sostenere “la candidatura di Giuseppe Nucci”, ex ad di Sogin, “al vertice di Terna”» (i virgolettati interni sono tratti evidentemente da materiali giudiziari). La nomina di Nucci non ci fu, ma – secondo l’Ansa, ripresa dai principali quotidiani – «faceva parte di un “disegno” della cosiddetta “cupola degli appalti”». Grillo è fra gli arrestati della scorsa settimana e il Gip ha negato la scarcerazione dopo l’udienza di garanzia.

Nel 2014 è inutile insistere sulla sistematica violazione del segreto istruttorio (in ogni caso riconducibile alle stesse autorità giudiziarie), a maggior ragione se riguardano intercettazioni non penalmente rilevanti o riferite a persone terze, non coinvolte nelle inchieste. Inutile anche – sul piano della democrazia sostanziale basata su un’opinione pubblica non manipolata – contestare l’arbitrio consolidato di portare sui media spesso singole frasi decontestualizzate dalla stessa conversazione cui appartengono. Ed è tempo perso anche lamentare la diffusione e pubblicazione tendenziosa di intercettazioni riguardanti solo alcuni personaggi e non altri implicati in singole vicende giudiziarie o controversie politico-finanziarie poste sotto inchiesta.

Il “non-caso Guzzetti” – nel merito – continua a dire tuttavia molto: anzitutto quello che intercettazioni, documenti giudiziari e media non hanno detto nelle ultime ventiquattr’ore. Come presidente dell’Acri, il leader della Cariplo guida formalmente le 63 Fondazioni bancarie italiane (su un totale di 88) che detengono una quota di minoranza qualificata (18,4%) nella Cassa depositi e prestiti: nel cui capitale sono partner esclusive del Tesoro, azionista di controllo. La Cdp è – con il 29,9% – azionista di pieno riferimento di Terna, società quotata il cui vertice è stato rinnovato nelle scorse settimane dal Governo.

Presentatrice formale della lista “di maggioranza” è stata la stessa Cdp: né poteva essere diversamente. La lista è stata concordata fra i due (unici) azionisti della Cassa: il Tesoro oggi retto da Pier Carlo Padoan e il raggruppamento delle Fondazioni rappresentato istituzionalmente da Guzzetti, presidente dell’associazione di categoria. In base a un accordo – tutt’altro che occulto – l’indicazione del presidente di Terna compete alle Fondazioni: e in via tutt’altro che occulta Palazzo Chigi e il Tesoro hanno annunciato che il presidente di Terna per il prossimo triennio sarà Catia Bastioli, tecnologa-manager (Novamont), da un anno consigliere d’amministrazione della Fondazione Cariplo. Il curriculum di Bastioli non è diverso da quello di Emma Marcegaglia, designata alla presidenza dell’Eni, Luisa Todini, collocata sulla prima poltrona dell’Enel, e di Patrizia Grieco, neo-presidente delle Poste.

L’intero cda di Terna è risultato infine composto da figure condivise fra i due “shareholder” della holding di controllo. Il nuovo amministratore delegato, Matteo Del Fante, viene dalla stessa Cdp dov’era direttore generale. Altri due consiglieri vengono dagli organi di vertice di grandi Fondazioni: come il legale milanese Carlo Cerami (Cariplo) o il manager romano Fabio Corsico (Crt, ma in precedenza capo di gabinetto del Tesoro). Scoprire tre settimane dopo la stretta finale delle prime nomine di Renzi, che il presidente dell’Acri è stato oggetto di una o più telefonate di “sollecito” a proposito di Terna è come aver scoperto (non attraverso intercettazioni giudiziarie, ma nelle cronache ordinarie) che il premier Matteo Renzi ha cambiato più e più volte la lista dei ministri durante le tre ore trascorse lo scorso 21 febbraio al Quirinale: con un orecchio incollato al telefono (ci si augura non intercettato) e l’altro rivolto alle “sollecitazioni” (istituzionali) del capo dello Stato.

Per non parlare – ovviamente – dell’intrico di colloqui personali e telefonici nel quale sono maturate le nomine ai vertici di Eni, Enel, Poste, Finmeccanica, Ferrovie. Telefonate che (forse) non ascolteremo mai: come non vorremmo che venissero registrate e diffusi contatti (magari con noi protagonisti) per l’elezione di un sindaco o la nomina del presidente della polisportiva. Non è forse l’opinione pubblica che si autodefinisce più “democratica” quella che ha il suo beniamino in Edward Snowden, grande accusatore dello spionaggio globale dei governi ai danni delle libertà civili individuali e della fisiologia democratica?

 

P.S.: Appena tre giorni prima di elezioni europee dal forte sapore politico; dopo conflitti pubblici senza precedenti fra i magistrati inquirenti di Milano; a meno da due mesi dal rinnovo del Csm; all’indomani dell’annuncio da parte del governo dell’intenzione di avviare a breve una riforma della giustizia, oggi lo stesso Csm potrebbe procedere con un blitz alle nomine dei capi di tre procure strategiche: Torino (il successore di Giancarlo Caselli, chiamato a presidiare il fronte Tav); Firenze (la procura che vigila sull’ex sindaco Matteo Renzi, al momento premier senza immunità parlamentare) e Bari, l’ufficio che indaga a più livelli sull’ex premier Silvio Berlusconi.