Qualche giorno fa sulla prima pagina di un importante quotidiano italiano campeggiava questo titolo: “Volkswagen è la Lehman europea”. L’accostamento appare ancor più discutibile dopo che, l’altroieri, si è appreso che la magistratura tedesca ha aperto un’inchiesta penale per frode sull’ex amministratore delegato di Volkswagen Martin Winterkorn all’indomani delle sue dimissioni forzate.
Il Ceo di Lehman Brothers, Dick Fuld, anziutto non si è mai dimesso: è uscito di scena assieme alla sua banca fallita e a tutti i suoi dipendenti. Nonostante tutti negli Usa sapessero da mesi – forse da anni – dell’allarme rosso attorno alle big di Wall Street (nella primavera 2008 era andata in default Bear Stearns, la più piccola), nessuno ha mai suggerito al capo di Lehman di andarsene o quanto meno di cambiare rotta. Non lo ha fatto il capo della Fed “vigilante” di New York, Tim Geithner (poi promosso da Barack Obama segretario al Tesoro), né soprattutto Hank Paulson, l’ex capo di Goldman Sachs che George Bush aveva chiamato nell’esecutivo di Washington per tenere a bada la tempesta di fuoco ormai incontrollabile della finanza derivata.
Fino all’ultimo Fuld è stato lasciato libero di rilanciare all’inverosimile le sue scommesse sui derivati e perfino di boicottare i tentativi finali di vendita-salvataggio di Lehman. Così la banca del “Pugnale” o del “Gorilla” (i due soprannomi storici di Fuld) è stata lasciata affondare. E nelle mille appendici del gorgo (7mila miliardi di dollari di perdite stimate nel solo sistema finanziario), un Paese come l’Italia ha perso il 10% del Pil: non qualche virgola di purezza dell’aria.
E dopo? Per Fuld un mazzetto di avvisi di garanzia (subpoena): uno anche dal General Attorney, il ministro della Giustizia che è anche Procuratore federale. Ma poi più nulla. Certamente mai un processo e tanto meno una condanna. E nessuno può dire con certezza quanto del suo patrimonio personale abbia perduto nel crac e nella successiva liquidazione. Già due anni dopo il ground zero di Wall Street, l’ex capo di Lehman aveva perfino provato a riaprire bottega: associandosi a una piccola casa di brokeraggio. Ma forse i tempi non erano maturi. Per rimettere davvero fuori il capo Fuld ha dovuto attendere quest’anno: aprendo Matrix Advisers (venture capital di Pmi) e partecipando a un’asta per una tenuta a Sun Valley, in Idaho.
Wall Street intanto ha festeggiato il ritorno dei bei tempi: ottenendo dal proprio governo una ri-regolazione quanto mai lenta e morbida e soprattutto miliardi su miliardi di liquidità gratis dalla Fed per stimolare le Borse molto più che l’economia.
Una liquidità ben più inquinante degli scarichi del Tdi Volkswagen o dei motori Bmw. Sul quale ora, ovviamente, anche il Dipartimento della Giustizia di Washington vuol “vederci chiaro”: non è esclusa una criminal probe, una severissima indagine penale per violazione delle leggi federali sull’inquinamento.
Su questo terreno qualche norma c’è: a Wall Street invece, avevano fatto a tempo a cancellarle tutte. Forse per questo il capo di Lehman è a piede libero e può reinvestire un po’ dei bonus salvati, mentre il capo di VW rischia il processo e la liquidazione.
No, Volkswagen non è la Lehman d’Europa. Forse è Lehman che ha gettato le basi per il caso Volkswagen in America. Ma questo è un altro discorso.