L’Europa a due velocità – copyright 2017 Angela Merkel – è già tormentone (geo) politico. Sarà il filo rosso che – a cavallo fra i confini del Vecchio Continente – condurrà alle elezioni tedesche di settembre passando per le presidenziali francesi di primavera. Difficile che il mantra divenga subito carburante di campagna elettorale in Italia: ma anche i fan anti-renziani del voto a scadenza naturale farebbero bene a ricordare che esso si terrà fra non più di dodici mesi. E poi l’Italia è già in campo agli europei delle due velocità. Naturalmente in un derby super-classico con la Germania, di quelli che spesso decidono l’accesso alla finale o addirittura l’assegnazione del titolo.



Primo: la cancelliera tedesca pare intenzionata a formalizzare l’apertura delle revisione dei trattati di Maastricht in marzo a Roma, nel sessantennio della Prima Europa, nata nel 1957 fra Italia, Francia, Germania Occidentale e Benelux. Secondo: il primo confronto assoluto sul nuovo concept vedrà come interlocutore della Merkel il presidente (italiano) della Bce, Mario Draghi, dopodomani a Berlino. Terzo e non ultimo: con toni niente affatto scontati – anzi – primi endorsement all’idea sono giunti dal premier italiano Paolo Gentiloni, cui ha subito fatto eco Romano Prodi (ex premier ed ex presidente della commissione Ue).



Che le “due velocità” – nell’approccio merkeliano – siano anzitutto qualcosa di diverso dai rozzi schemi dei rigoristi del nord Europa lo si è capito proprio ieri. Il super-falco tedesco Wolfgang Schaeuble – che marca stretto da destra la cancelliera della morente grande coalizione di Berlino, è tornato a scagliarsi personalmente contro Draghi: colpevole di insistere su un espansionismo monetario dell’euro giudicato una difesa impropria dei Pigs mediterranei. Il presidente della Bce, parlando all’europarlamento, gli ha risposto duramente (mettendo fra l’altro le mani avanti sulla “convocazione” in cancelleria, giovedì a Berlino). Ma sulle due “due velocità” non ha eluso, né chiuso: uno schema “appena abbozzato” ha detto. Da un lato una mossa tattica (“sono io che attendo spiegazioni dalla Merkel, non lei da me”). Draghi, d’altronde, ha quasi sicuramente voluto rassicurare il cancelliere: è chiaro che l’Europa non può andare avanti così, fra una crisi greca e un’Italia tornata “malata”. Le due velocità – viste dal presidente della Bce formalmente in carica fino al 2019 – non sono in ogni caso quelle di una scissione pura e semplice dell’eurozona in due fasce valutarie. E’ invece – probabilmente – il ripensamento della politica finanziaria dell’Unione: con un’integrazione della gestione dei bilanci, simboleggiata dall’ipotesi di istituzione di un “ministro delle finanze della Ue”.



Sul versante più squisitamente politico è interessante come a Merkel rispondano subito positivamente Gentiloni e soprattutto Prodi. Quest’ultimo era n.1 a Bruxelles nel periodo di ascesa definitiva della leader Cdu in Germania ed era premier in Italia all’epoca del suo primo cancellierato. Due “democristiani”, Merkel e Prodi, entrambi a modo loro allievi di Helmut Kohl: con un’idea forte e condivisa di Europa (Adenauer-De Gasperi). Lo stesso Gentiloni appare assai più omogeneo a questa visione di quanto lo fosse o lo possa essere Matteo Renzi. Totalmente omogeneo è certamente il presidente della Repubblica in carica, Sergio Mattarella.  

Su questo piano, in ogni caso, le “due velocità” merkeliane non sembrano contrapporre Italia e Germania, ma paesi con government sostanzialmente europeista e paesi che lo sono meno (ad esempio i quattro centro-orientali del Gruppo di Viesegrad) o quelli che rischiano di cedere ai populismi anti-europei (argomento sul quale anche Draghi comincia a spingersi al limite della sua dialettica di banchiere centrale).

Certo, resta la politica-politica: la Merkel è indietro nei sondaggi, stretta tra l’astro nascente Spd Martin Schultz, la destra della Cdu e gli xenofobi di AfD. E c’è l’economia-economia. la Germania, tuttora, non può permettersi un’Azienda-Italia con una valuta fluttuante. Attorno c’è poi tutto il resto, sintetizzato nel nuovo corso americano di Donald Trump.

(Agli ultimi Europei di calcio la Germania campione del mondo ha battuto solo ai calci di rigore, ai quarti di finale, un’Italia su cui nessuno scommetteva. E non è comunque andata in finale. Ci è andata la Francia che però è stata battuta in casa dal Portogallo. Il singolare Euro-2017 è appena cominciato: le qualificazioni non sono finite, né è stato sorteggiato il tabellone, che deciderà chi sarà avverasrio di chi e quando).