L’obbligo per gli esercenti di utilizzare il Pos per i pagamenti elettronici ha sollevato moltissime critiche dovute al fatto che, alcuni istituti di credito che offrono il servizio, hanno commissioni elevate tanto che l’uso del pos potrebbe costituire una seconda tassa a carico dei commercianti. Per questo, dopo mesi di trattative, il governo, che da solo non avrebbe potuto prendere iniziative nei confronti di istituti privati, ha deciso di accogliere le proposte e ha fatto in modo che venissero ridotte le pesantissime commissioni. Inizialmente il governo Meloni voleva eliminare l’obbligo di usare il pos, ma ciò ha costituito l’indignazione e la bocciatura da parte dell’Unione Europea. Non potendo dire no a Bruxelles, il governo ha avviato tavoli di trattative per tentare di risolvere il problema.
Obbligo Pos 2023: il lavoro del governo
Inizialmente fu proprio la legge di bilancio a stabilire un termine di 90 giorni per raggiungere un’intesa con le banche, per non incorrere in una sanzione salatissima che ammonta, secondo la normativa, al 50% dell’utile derivante dalle commissioni per le transazioni sopra i 30 euro rifiutate dai negozianti. Anche se ci è voluto del tempo a causa della materia spinosissima e molto contestata, il governo è riuscito ad approdare a un accordo: il protocollo di intesa è stato finalmente sottoscritto quattro mesi dopo il termine previsto. Sebbene il protocollo non imponga un obbligo alle banche di abbassare le commissioni, invita a ridurle. I firmatari dell’accordo sono diverse associazioni tra cui l’Abi (Associazione bancaria italiana), l’Asp (Associazione italiana prestatori servizi di pagamento), Cna, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti e la Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi).
Obbligo Pos 2023: cosa prevede l’accordo
Anche se l’accordo non si traduce in una legge rivolta alle banche, mira ad accentuare la competizione tra loro spingendo i negozianti che hanno un ricavo annuale inferiore a 400 mila euro a intraprendere iniziative volte a ridurre le commissioni. Ciò è molto utile soprattutto per quegli esercenti che hanno un surplus di transazioni fino a 10 euro e che, molto spesso, sono costretti a pagare il 10% del fatturato.
Tuttavia Confesercenti aveva chiesto l’azzeramento delle commissioni per gli importi inferiori a 30 euro, proposta che è stata bocciata in commissione che ha invece puntato sulla trasparenza dei costi dei pagamenti con carta di credito o bancomat.