Obbligo vaccini, sì o no? Questo è l’interrogativo attorno al quale ruotano i pensieri dei decisori politici e del mondo della scienza italiani dopo le dichiarazioni delle scorse ore di Fabrizio Curcio, capo del dipartimento di Protezione Civile. Frasi in merito alle quali alcuni hanno preso le distanze, mentre altri non hanno escluso la possibilità di avviare ragionamenti in merito. Ad esempio, il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, ai microfoni di “24Mattino”, trasmissione di Radio24, ha affermato che al momento sono da escludere sicuramente norme per l’obbligo di vaccinazione anti-Covid, aggiungendo che “non ne abbiamo discusso e non è un’ipotesi su tavolo. Non ci sono obblighi per la popolazione generale. L’unico previsto è, come noto, per il personale sanitario”.

Una posizione piuttosto chiara e inequivocabile, che non fa certo il paio con quella di Sandra Zampa, consigliere del ministro della Salute, Roberto Speranza, la quale, su “Il Messaggero”, ha suggerito di attendere ancora un po’, analizzando i dati disponibili fino a questo momento sulla campagna vaccinale e fugando la paura ingiustificata nei confronti del siero di AstraZeneca. Poi, se i dati delle somministrazioni non dovessero essere soddisfacenti, “occorrerebbe aprire una riflessione sull’obbligo di vaccinazione senza, desidero ripeterlo, nessuna caccia alle streghe. Vedo in giro troppi 60enni titubanti, con timori comprensibili, ma ingiustificati”.

OBBLIGO VACCINI, ABRIGNANI: “IO DICO DI SÌ”

Sulla possibile introduzione dell’obbligo vaccini in Italia, il professor Sergio Abrignani, componente del Comitato tecnico scientifico e immunologo del policlinico universitario di Milano, ha manifestato su “Il Messaggero” il proprio parere favorevole, in quanto si sta parlando di un’emergenza di sanità pubblica. L’esperto ha asserito che, per quanto riguarda gli over 80, ormai è marginale il numero di chi non è vaccinato, mentre a destare maggiore preoccupazione sono le statistiche collegate alle persone sotto i cinquant’anni, recentemente mostrate nel corso di “Omnibus”, programma in onda su La 7, e secondo le quali l’11% degli under 50 ha affermato che rifiuterà la vaccinazione e il 7% probabilmente lo farà. Il vero problema, dunque, sorgerà quando inizierà la vaccinazione di massa dei 50enni e, a scendere, dei 40enni e dei 30enni: “Sono coloro che percepiscono il rischio di una malattia severa come molto lieve. Sui sessantenni penso che non ci sia un problema di fuga dal vaccino. Paghiamo il fatto che le Regioni sono rimaste a volte indietro, magari con operazione fantasiose. Ricordiamoci sempre che a gennaio e febbraio alcune Regioni hanno vaccinato giovani magistrati, avvocati, professori universitari”.