L’obesità dipenderebbe da un microbiota

Un gruppo di ricercatori in parte danesi ed in parte olandesi sono riusciti a scoprire quella che potrebbe essere un’ipotetica causa dell’obesità. Per ora si tratterebbe ancora di uno studio preliminare condotto sui topi, ma avrebbe dato risultati già sorprendenti, iniziando anche la sperimentazione clinica sui volontari umani. La scoperta dei ricercatori, secondo quanto hanno riportato nel paper pubblicato sulla rivista Microbiome, permetterebbe, infatti, di ridurre il peso delle persone.



L’obesità, secondo quanto hanno concluso i ricercatori danesi e olandesi, potrebbe dipendere in parte da un microbiota che si nutre delle energie del cibo assunto. Il minuscolo esserino, infatti, assume una quantità di energia variabile, trasformando quella in eccesso nel grasso che si accumula nel corpo. La scoperta, se venisse effettivamente confermata, porterebbe a tutta una nuova serie di trial clinici per permettere alle persone affette da obesità di ridurre più facilmente il loro peso. Infatti, se fosse il microbiota a produrre il grasso, basterebbe, almeno sulla carta, rimuoverlo o sostituirlo con uno simile, che immagazzina meno o più energia.



Gli studi sul microbiota dell’obesità nei topi

Il fatto che l’obesità possa dipendere dal microbiota non è esattamente una scoperta nuova. Venne, infatti, già osservato nel 2007 sui topi, partendo dall’analisi delle loro feci. I topi obesi, infatti, producevano feci con una carica energetica molto bassa, a differenza dei topi magri che avevano feci contenenti molte più energie. Si riuscì, dunque, a capire che attorno a quell’energia ruotava la questione, e i microbioti sono stati classificati in diverse categorie in base alla loro capacità di assumere energia.

Il secondo step dello studio sull’obesità dei topi consistette nel provate a trapiantare un microbiota poco energivoro nei roditori obesi. Dopo un po’ di tempo, senza variazioni nella dieta o nell’attività fisica, i topi iniziarono a dimagrire, mentre al contempo si dimostrò anche l’effetto contrario sui topi magri. Ora, però, lo studio del team danese ed olandese è arrivato alla fase clinica, con 85 volontari danesi, in parte affetti da obesità ed in parte magri. Dai primissimi dati, i ricercatori hanno concluso che effettivamente vi è una differenza nella carica energetica delle feci umane, facendo supporre che forse potrebbe dipendere in egual modo negli umani e nei topi. Tuttavia, avvertono i ricercatori, sono ancora dati preliminari, poco adatti a dimostrare un’effettiva correlazione tra l’obesità e il microbiota, mentre non è ancora stato possibile arrivare al passaggio del trapianto dell’esserino.