L’obesità incide sulla fertilità: i problemi di peso, infatti, fanno salire il rischio di aborto spontaneo e di complicanze per le donne incinte, soprattutto tra le over 40. Lo segnala il professor Nicola Colacurci, past president della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo), che al Mattino conferma la correlazione tra l’obesità e la fertilità della coppia. In primis, c’è “una riduzione della capacità riproduttiva”, causata da una “peggiore qualità gametica in entrambi i partner”. Per quanto riguarda il feto, Colacurci registra “una maggiore incidenza di aborti spontanei”, ma anche delle patologie congenite fetali e della percentuale di “ritardi di accrescimento o di macrosomia fetale”.



Inoltre, si segnalano effetti sui bambini anche nello sviluppo postnatale, senza sottovalutare le malattie per le future madri, dal diabete gestazionale all’ipertensione, passando per le complicazioni emorragiche durante il parto e il secondamento. Colacurci nell’intervista riporta che oltre la metà delle morti materne da parto negli ultimi anni in Italia riguardano donne obese che hanno oltre 40 anni. Il concepimento dovrebbe avvenire quando non si ha un Bmi (Indice di massa corporea) superiore a 25, al massimo deve essere 30.



“COSA FARE PRIMA DI PROGRAMMARE LA GRAVIDANZA”

Da parte dei ginecologi che si interessano di riproduzione dovrebbe esserci, secondo il professor Nicola Colacurci, l’orientamento a programmare l’inizio della gravidanza o delle terapie per ottenerla solo quando i valori di Bmi della donna sono rassicurati. Il riferimento è anche alle procedure Pma, la procreazione medicalmente assistita. Quindi, la donna dovrebbe affidarsi a un’équipe che tenga conto di tutti questi aspetti e delle strategie terapeutiche più opportune tra quelle a disposizione, come “protocolli nutrizionali, terapie farmacologiche, palloncino intra-gastrico e chirurgia dell’obesità”.



Ad esempio, Colacurci fa riferimento al Mattino al palloncino gastrico, per il quale non serve un’operazione chirurgica, “ma viene semplicemente deglutito”, è un’arma utile, che può dare risultati “compatibili con la programmazione delle procedure Pma”, anche perché assicura “risultati adeguati in un breve lasso di tempo”. Ma è l’équipe che deve individuare la strategia migliore, ribadisce il professor Nicola Colacurci.