Dopo due stagioni di The Mandalorian e una dedicata a Boba Feet gli Studios della Disney propongono un’altra serie ambientata nel Mondo Star Wars su uno dei protagonisti più importanti di tutta la saga: Obi-Wan Kenobi.

L’uscita della serie è stata pubblicizzata in tutte le maniere possibili con tanto di succose anticipazioni e immagini dal set cinematografico che non facevano che aumentarne le attese. La storia prende le mosse circa 10 anni prima del momento in cui un irruento Anakin Skywalker ha abbracciato definitivamente il lato oscuro della forza dopo aver compiuto azioni terribili (come uccidere i bambini indifesi della scuola degli Jedi), tradendo tutti gli insegnamenti del suo mentore Obi-Wan Kenobi e diventando niente di meno che il temuto Darth Vader.



Obi-Wan non è più l’eroe impavido e sicuro di sé: l’aver riposto fiducia in Anakin, il non essersi accorto di cosa stava diventando e tutti i conseguenti errori commessi oltre all’epilogo doloroso dei fatti con la nascita di Darth Vader lo hanno ridotto a un’ombra di sé. La parola che meglio definisce il nostro è rassegnazione: rassegnazione al fatto che l’impero ha vinto, rassegnazione a condurre una vita di stenti sotto un datore di lavoro tiranno e a nascondersi per paura di essere visto. Tutto quello che riesce a dire a un giovane Jedi sfuggito al massacro e che ha lui come riferimento per ricominciare la lotta è di scappare e seppellire la spada laser. Si nasconde anche quando una sith dell’impero minaccia Sam, suo amico e zio di quel Luke Skywalker su cui reputerei inutile il dilungarsi.



C’è qualcosa che lo ridesta, che lo scuote e non tanto in nome di un’idea astratta o una reazione di fronte all’aumentare della crudeltà dell’impero, quanto piuttosto per il rapporto che nasce con persone: una bambina (la piccola Leia) che è chiamato a salvare dai genitori e alla quale si lega affettivamente e una giovane eroina, Tala Durith.

Tala è un ufficiale delle truppe dell’impero che, dopo essersi resa conto di essere stata manipolata per uccidere innocenti (uomini, famiglie, ecc. in cui la forza era potente) entra in un’organizzazione clandestina per opporsi all’impero (la futura resistenza). Per ogni persona che salva mette una tacca sulla sua fondina. “Ci sono cose che non si dimenticano, ma puoi lottare per renderle migliori” penso sia una delle sue frasi che meglio la rappresentano e che meglio riassumono l’idea della serie stessa. È possibile aver commesso le azioni più obbrobriose al mondo e queste non devono essere dimenticate o cancellate, ma, da un certo punto di vista, possono essere rivalutate e valorizzate perché diventino il punto di partenza per un cambiamento e per agire in maniera diversa. Tanto che la stessa Tala alla fine decide di sacrificare la propria vita per salvare Obi-Wan e la piccola Leia.



Questa idea viene ripresa in modalità opposta e completamente diversa da un altro nuovo personaggio della serie: Reva Sevander. detta anche “Terza Sorella”, l’ambiziosa inquisitrice che non esita a combinarne di cotte e di crude pur di raggiungere il successo. Si scopre alla fine che il motore che l’animava, che la spingeva fin dall’infanzia non era nient’altro che un desiderio di vendetta verso Darth Vader. Quando nell’epilogo finale si trova a parlare con Obi-Wan e quest’ultimo le propone di allearsi per sconfiggere il comune nemico. lei gli chiede: “Davvero vuoi vedere Anakin morto?”. E a questa domanda Obi-Wan si ritrae dubbioso.… È evidente che anche per lei ci sono cose che non si dimenticano, ma nel suo caso non vale la pena lottare per rendere migliore la realtà, bensì ogni controversia diventa la benzina per alimentare il fuoco della vendetta. 

L’idea di vendetta come unica forma di giustizia possibile è il leitmotiv di tante serie tv che vanno per la maggiore sulle piattaforme streaming e lo sterminio di chi ti ha fatto un torto sembra essere l’unico epilogo felice senza neanche prendere minimamente in considerazione l’idea di perdono. Tremenda da questo punto di vista è The List che ho recentemente visto su Prime Video, il cui finale inneggia all’uomo che ha fatto la cosa giusta pur di vendicarsi, compresa l’uccisione del fratello (oltre a decine di altre persone ovviamente). 

Fa piacere vedere come Star Wars si discosti da tutto ciò: Darth Veder, ricordiamoci, dopo tutto il male che ha fatto, alla fine si redime.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI