Un’ora e mezza di diretta Instagram dove Alexandria Ocasio-Cortez – 31enne deputata Democratica leader della minoranza interna al partito – ha raccontato la giornata tremenda a Capitol Hill dello scorso 6 gennaio: l’assalto degli attivisti pro-Trump, il nascondiglio nel bagno del suo ufficio e la fuga, il tutto temendo la morte «ogni istante». È un racconto lungo e decisamente dettagliato dei momenti che hanno preceduto e continuano gli assali al Campidoglio nel giorno della validazione sulla vittoria di Joe Biden alla Casa Bianca.
«Mi chiedono di andare avanti e dimenticare quello che è successo», lamenta la bella AOC, «ma questi usano gli stessi metodi di chi commette abusi su altre persone». Si fa durissimo il racconto della Dem paladina dei diritti civili e climatici, «Sono una sopravvissuta di una violenza sessuale, e non l’ho raccontato a molte persone nella mia vita […] Tutte le nostre esperienze compongono chi siamo, molte persone convivono con dei traumi […]. Io, da sopravvissuta, vivo con la paura di non essere creduta […] ma quello che è successo a Capitol Hill è talmente grave da non poter essere liquidato con un: ‘andiamo avanti, non è stato niente di che’ – come invece vorrebbe fare buona parte del partito repubblicano».
IL VIDEO RACCONTO DI AOC SUI FATTI DI CAPITOL HILL
«Ho pensato che quella fosse la fine per me», ammette Alexandria Ocasio-Cortez nella lunga diretta social di lunedì sera: «La mia non è l’unica storia, né è la storia centrale di quello che è successo il 6 gennaio. È solo una delle molte storie di coloro le cui vite sono state messe in pericolo in Campidoglio dalle bugie, dalle minacce e dalla violenza alimentate dalla codardia di persone che hanno scelto il guadagno personale al di sopra della democrazia». AOC racconta poi il susseguirsi dei fatti capitatigli nel convulso pomeriggio al Campidoglio: «Mi sono subito resa conto che non sarei dovuta entrare in bagno. Sarei dovuta chiudermi nell’armadio. Poi ho sentito che stavano cercando di entrare nel mio ufficio e ho capito che era troppo tardi».
Si nasconde dunque nei servizi dell’ufficio, raggelata però dalle urla che provenivano da fuori «ho pensato che tutto fosse finito, ho pensato che sarei morta. Non sono mai stata così silenziosa in tutta la mia vita». Ad un certo punto è entrato un «uomo bianco con cappello nero» gridando «dov’è, dov’è» e battendo i pugni sulle pareti: lei è rimasta nascosta dietro la porta del bagno sfuggendo alle ire dell’attivista. Solo qualche momento dopo una persona del suo staff si è avvicinata dicendole che poteva scappare andando nell’ufficio della deputata Dem Katie Porter. Al termine del racconto-straziante, Ocasio-Cortez parla delle prevedibili critiche future per chi non dovesse credere a questa ricostruzione e conclude «racconto solo per far parlare di me? No, serve parlare dei traumi per rendere le persone consapevoli, i traumi non si possono semplicemente superare, ma si accumulano l’uno sull’altro».