ACCORDO SUL TETTO DEL DEBITO USA: È CAOS AL CONGRESSO, OCASIO-CORTEZ VOTERÀ CONTRO
Ocasio-Cortez e parte dei liberal dem si apprestano a votare contro all’accordo sul debito, mettendo così a rischio fortemente il provvedimento “anti” default che scade il prossimo 5 giugno. Si aprono due giorni forse decisivi per il destino politico ed economico degli Stati Uniti e, di conseguenza, per l’intera economia globale: l’accordo faticosamente raggiunto tra il Presidente Joe Biden e lo speaker repubblicano della Camera, Kevin McCarthy, sul tetto al debito Usa innalzato per i prossimi due anni rischia però di venire compromesso dalle “ali estreme” dei due partiti. Da un lato l’area Trump vorrebbe ottenere più tagli su difesa e aiuti all’Ucraina mentre dall’altro, i liberal di sinistra ritengono inaccettabili i tagli fatti al welfare dall’accordo GOP-Dem in particolare modo sull’agenda per la lotta al cambiamento climatico.
È in questo clima che si inserisce la posizione tutt’altro che marginale di AOC (Alexandra Ocasio-Cortez), figura influente della sinistra Dem alla Camera: la deputata ha annunciato che voterà contro l’accordo nel voto previsto giovedì alla Camera dei Rappresentanti mettendo così a rischio il già fragile accordo siglato da McCarthy e Biden. «Voterò no alla legge sulla responsabilità fiscale» (il Fiscal Responsibility Act, ndr) ha detto in più occasioni Ocasio-Cortez, appoggiata anche dalla presidente del Progressive Caucus Pramila Jayapal, «I repubblicani non hanno ottenuto nessuna importante concessione sulla spesa, ma il provvedimento in ogni caso solleva seri dubbi».
COSA SUCCEDE SE NON PASSA L’ACCORDO BIDEN-MCCARTHY SUL DEBITO USA
L’accordo insomma è a rischio anche perché non è detto che Biden e McCarthy riescano a “vendere bene” la firma sul debito Usa alle rispettive parti estreme al Congresso: «L’accordo è un compromesso, quindi non tutti otterranno quello che volevano. Ma è una buona notizia per gli americani», aveva detto sabato scorso il Presidente americano dopo l’accordo con lo speaker repubblicano, «Eviterà un catastrofico default che avrebbe causato una recessione economica e la perdita di milioni di posti di lavoro». Di contro, McCarthy ha sottolineato come «C’è ancora molto lavoro da fare, ma ci siamo assicurati che nel budget non ci siano nuove tasse».
Il compromesso prevede un aumento del debito per i prossimi due anni in cambio però di alcuni tagli sull’agenda dell’amministrazione Biden, molto lontani dall’obiettivo di 130 miliardi di dollari fissato dai repubblicani dopo il Midterm. I rischi sono altissimi e il voto contrario di Ocasio-Cortez e altri liberal dem rischia seriamente di portare quelle conseguenze ben delineate dal recente report inquietante di Moody’s Analytics. «Le conseguenze del default USA non sono facilmente prevedibili», si legge nel documento che suona l’allarme di una possibile crisi strutturale dell’economia americana, eppure potrebbero arrivare a cascata già nei prossimi mesi se l’accordo non dovesse reggere al Congresso. Sarebbero colpiti direttamente gli investimenti degli americani e in particolare, spiega Moody’s, «cancellerebbe circa 12.000 miliardi di dollari di ricchezza delle famiglie». Il tasso di occupazione salirebbe al 5% se non di più con la potenziale perdita di «7.4 milioni di posti di lavoro»: l’economia si contrarrebbe di quasi mezzo punto percentuale e inizierebbe un’ulteriore recessione su scala globale, l’esatto opposto di quanto servirebbe nella fase di lieve risalita dalla triplice crisi Covid-guerra-energia. «Un’insolvenza minaccerebbe i guadagni che abbiamo ottenuto con tanta fatica negli ultimi anni nella nostra ripresa dalla pandemia. E scatenerebbe una recessione globale che ci farebbe arretrare ancora di più», denuncia la Segretaria del Tesoro americano, Janet Yellen. Zillow ha poi stimato che i i costi degli alloggi «aumenterebbero del 22%, con un tasso di interesse per i mutui trentennali a tasso fisso superiore all’8%, e le vendite di case esistenti scenderebbero del 23% al loro punto più basso in caso di default del debito». Uno scenario insomma ai confini dell’apocalittico se quella legge non passa al Congresso: lo ribadiamo nei prossimi due giorni (voto giovedì e venerdì alla Camera in maggioranza risicata per il GOP, poi passaggio al Senato dove la maggioranza è risicata a favore dei Democratici) si gioca molto del destino economico globale.