L’ALLARME DI ETTORE GOTTI TEDESCHI SUL FUTURO DELL’OCCIDENTE

Nel suo ultimo saggio “Così non parlò Zarathustral’ex presidente dello IOR, l’economista Ettore Gotti Tedeschi, riflette sul decadimento morale, economico e sociale dell’Occidente negli ultimi cinquant’anni. È una visione allarmista – non la prima del banchiere noto in tutto il mondo – ma assai “cruda” su quanto avvenuto nell’Occidente dal “ventre molle” dove ai valori fondanti si preferiscono sempre più le nuove dottrine sui “diritti”, l’inclusività e l’appiattimento della verità (si spinge per bandire il concetto di “una verità” per fare posto a “più verità”). Intervistato da “Il Dubbio” Ettore Gotti Tedeschi spiega come l’epoca in cui viviamo vada definita «pragmatismo egoistico»: negli ultimi 50 anni, spiega l’economista, «l’Occidente ha cambiato, anzitutto male, sé stesso ed ora sta subendo le conseguenze di questo cambiamento. L’occidente ha ucciso la sua cultura cristiana, ne ha rinnegato i valori».



Per Gotti Tedeschi la cultura occidentale è arrivata a negare le leggi naturali sulla vita e sulle nascite, «senza però «assimilare una vera cultura illuministica, positiva e razionale»: l’accusa è durissima in quanto l’Occidente avrebbe a poco a poco «declinato a tutto senza creare le condizioni per un suo nuovo rinascimento». L’appello è volto a svegliare le nuove generazioni affinché non ripetano gli errori di quelle precedenti che hanno portato a tale declino culturale, sociale e religioso: un degrado morale, affonda ancora Gotti Tedeschi, che fa perdere sempre più «il senso della vita, del bene e del male, negare il peccato confondendo virtù con vizi, confondo il senso da dare alle proprie azioni che sono allora influenzate da vizi come l’avidità, l’egoismo e indifferenza al prossimo».



ETTORE GOTTI TEDESCHI: “IL NUOVO RESET DEL CAPITALISMO AMBIENTALISTA”

Seguendo gli insegnamenti della dottrina morale del Novecento – su tutti in ambito religioso Giovanni Paolo II e Benedetto XVI – Ettore Gotti Tedeschi ribadisce come il declino dell’Occidente sia conseguenza diretta della «perdita di valori di riferimento e l’accettazione di forme di nichilismo che nell’ultimo mezzo secolo hanno dominato le culture. È la miseria morale che provoca la miseria materiale in tutto. Non il contrario, come qualcuno vorrebbe lasciar intendere». Il ragionamento filosofico è tanto profondo quanto in ultima analisi “semplice”: secondo l’ex IOR, il problema anche di oggi – come la guerra in Ucraina, ma non solo – è che si tenta di agire sulla realtà per provare a correggere le problematiche senza indagarne le cause: «Ma se agiamo sulla realtà, che è un effetto, e non sulla causa che l’ha generata, non solo non risolveremo il problema, ma lo aggraveremo. Se sbaglio la diagnosi, la prognosi non potrà altro che esser errata. Ciò vale anche evidentemente per l’origine della guerra in Ucraina».



Ettore Gotti Tedeschi si affida ancora a Karol Wojtyla nel tentativo di illustrare quale siano quelle origini davanti alle quali poi il declino culturale occidentale si è propagato: la globalizzazione invece che perseguire un buono intento iniziale (creare più benessere per tutti) si è avviluppata su stessa entrando in una crisi profonda durante la pandemia Covid. «I problemi che l’uomo deve fronteggiare sono conseguenza del fatto che l’uomo di questo secolo ha investito molto in scienza e tecnica, ma ben poco in sapienza, rischiando pertanto di trovarsi molto immaturo nel saper gestire detti strumenti che gli sarebbero sfuggiti di mano», scrive ancora Gotti Tedeschi citando San Giovanni Paolo II nell’enciclica “Sollecitudo rei socialis”. Manca un’autorità morale, secondo Gotti Tedeschi, che possa frenare l’evoluzione della nuova globalizzazione “sostenibile” pronta a creare una sorta di “nuovo ordine mondiale”: come spiegato da Benedetto XVI nella “Caritas in Veritate”, «l’uomo di questo secolo intriso di nichilismo rischia di lasciare prendere agli strumenti autonomia morale». Il rischio forte, lo sottolinea ancora l’economista in chiusura di intervista a “Il Dubbio”, è che non si siano corretti gli errori alla base della globalizzazione: anzi, è come pronta a cambiare nome e direzione «Si chiamerà globalizzazione inclusiva per tutti e sostenibile per l’ambiente. In pratica si sta progettando un nuovo-nuovo ordine mondiale. Chissà però se Cina, India, Africa condivideranno. Il nuovo mondo vedrà contrapposti i produttori di materie prime e i consumatori delle stesse».