Dopo più di due anni di guerra in Ucraina appare sempre più evidente che la situazione sul campo è ben diversa da quella l’Occidente aveva previsto nel febbraio del 2022 quando i primi carri di Putin iniziarono a marciare sul territorio ora in larga parte occupato: attorno a queste innegabile evidenza ruota il ragionamento del giornalista Claudio Risé pubblicato sulle pagine del quotidiano La Verità. “I pronostici hanno finora fatto molta confusione”, spiega in apertura, “mescolando speranze e interessi personale con la realtà” che si dimostra, almeno per l’Ucraina, “più severa” delle aspettative.



A poco sarebbero servite le parole e le rassicurazioni dei leader europei e mondiali, perché fin dall’inizio del conflitto “sarebbe stato sufficiente seguire fin dall’inizio i valori della borsa, del rublo e delle merci per accorgersi che la Russia stava tutt’altro che naufragando“, mentre ora basta guardare al fatto che l’Ucraina “ha perso gran parte del suo esercito e della sua popolazione maschile”, con un paese “distrutto” e sempre più incapace a reagire alle mosse russe.



Claudio Risé: “L’Ucraina è un paese diviso, in parte russo”

Guardando ai territori dell’Ucraina occupati, spiega ancora Risé, ci si accorgerebbe che “sono abitati in gran parte da popolazione di etnia russa“, come ben dimostrano “le ampie maggioranza nei referendum sulla questione dell’annessione”, e come fu già nel 2014 in Crimea con l’allora presidente Obama che – anni dopo – ammise l’inutilità delle sanzioni che impose  in un paese “all’85% con popolazione russa” che non fu annessa o invasa, ma semplicemente (così crede Risé) si ricongiunse al suo paese originario.



Tornando indietro nella storia dell’Ucraina si scoprirebbe che fu un “tentativo costruito a tavolino dopo la caduta dell’Urss di rimettere insieme le diverse etnie presenti” sul territorio ucraino, ma tutto questo “senza verificare le attuali aspirazioni dei vari popoli“: ancora oggi l’oriente ucraino “guarda alla Russia, cui sostanzialmente è sempre appartenuta”, mentre l’occidente “è vicino ai Paesi europei, anche dal punto di vista storico etnico, culturale e religioso”. L’Ucraina, insomma, continua a spiegare Risé citando un’analisi di Samuel Huntington, “è un paese spaccato tra due diverse culture” che per sopravvivere devono imparare a convivere, o la fine sarà la stessa della Crimea, con “i territori russi che si staccheranno” per seguire la loro ‘madrepatria’.