Emergono dati positivi sul fronte dell’occupazione. I numeri sono incoraggianti secondo la stima provvisoria dell’Istat. Come apprendiamo infatti da Tgcom24 a febbraio l’occupazione ha fatto segnare un dato record con il tasso che sale al 61,9%. La percentuale è il risultato di un numero crescente di occupati e posti fissi. Meno ottimisti invece i dati sulla disoccupazione, che ha registrato ancora un lieve rialzo, soprattutto tra i giovani.
Entrando nel dettaglio, dopo il calo registrato a gennaio, l’occupazione torna a crescere per effetto dell’aumento dei dipendenti permanenti che raggiungono i 15 milioni 969mila. Nello stesso mese in crescita anche la disoccupazione: su base mensile il tasso sale al 7,5% (+0,2 punti), quello giovanile al 22,8% (+0,7 punti); mentre il tasso di inattività scende al 33,0% (-0,2 punti). Insomma, i dati preliminari Istat denotano un mercato del lavoro più dinamico, e chi aveva smesso di cercare un lavoro ha ricominciato i tentativi vedendo all’orizzonte nuove opportunità.
OCCUPAZIONE, CAMBIA IL VOLTO DEL MERCATO DEL LAVORO ITALIANO
Se da un lato fa ben sperare il rialzo dell’occupazione, il tasso di disoccupazione continua a salire, fissandosi, come abbiamo detto, al 7,5% (+0,2 punti), quello giovanile al 22,8% (+0,7 punti). Il settore che rimane in sofferenza è dunque quello dei più giovani (15- 24 anni): gli occupati diminuiscono dell’1% su base annua e dello 0,4% mese su mese mentre crescono i disoccupati e, leggermente, gli inattivi.
Dal confronto con gli altri stati si apprende che nell’intera zona euro, come comunica Eurostat, il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 6,5%. I paesi con la quota più elevata di persone in cerca di lavoro sono la Spagna (11.5%, in lieve calo), Grecia (11%). In Francia la disoccupazione scende leggermente al 7,4%, in Germania è stabile al 3,2%. In generale quindi l’Italia non si trova tra le posizioni più basse. Secondo infatti il presidente del centro studi Adapt, Francesco Seghezzi, quelli diffusi oggi dall’Istat sono da leggere, come riporta a Il Fatto Quotidiano, come “dati positivi che, dopo i dubbi sollevati dalla battuta di arresto di gennaio, confermano un lento ma costante cambio di volto del mercato del lavoro italiano verso una maggior presenza di occupazione permanente”. In questo contesto, “un fattore critico di cui tenere conto riguarda l’evidente rischio di ulteriore polarizzazione del mercato del lavoro, evidenziato dalla presenza sempre rilevante di occupati a termine”, poiché – spiega Seghezzi – “coloro con competenze inferiori e minor appetibilità per le imprese rischiano di restare intrappolati in una spirale di contratti di lavoro di bassa qualità che si reiterano di continuo. Per questo è quanto mai urgente oggi rimettere al centro il tema della formazione e della riqualificazione dei lavoratori”.