Aumenta di due punti percentuali l’occupazione tra i giovani tra i 25 e i 34 anni nel 2023, arrivando a una crescita di oltre cinque punti percentuali rispetto ai livelli pre-pandemia. C’è però un 16.1% di giovanissimi tra i 15 e i 29 anni che non lavora e non studia. A mostrare i dati è l’undicesima edizione del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile dell’Istat: arrivano dunque segnali positivi ma il panorama, nel complesso, è molto complicato. Su base annua, gli occupati tra i 25 e i 34 anni crescono dell’1.4% e del 3.9% i dipendenti assunti a tempo indeterminato.



Come mostra anche il monitoraggio di AlmaLaurea, “nel 2022 il tasso di occupazione a un anno dal titolo è arrivato al 75.4% per i laureati di primo livello e al 77% per i laureati di secondo livello”. A spiegarlo è la direttrice Marina Timoteo che sottolinea inoltre come un altro dato positivo arrivi dalla tipologia contrattuale. Infatti “a un anno dal titolo è in risalita la curva dei contratti a tempo indeterminato che raggiungono livelli superiori a quelli del periodo prepandemico: quasi il 40% tra gli occupati di primo livello (+4.6% sul 2021) e il 23% tra quelli di secondo livello (+3.9% sul 2021)”. L’aumento è rispettivamente del 3.4% e dello 0.5% anche a cinque anni dal titolo, spiega il Sole 24 Ore. 



Occupazione in aumento tra i giovani: meglio l’area Stem

L’occupazione tra i giovani aumenta ma si registra anche una tendenza a una maggiore stabilizzazione della posizione lavorativa oltre che ad un aumento delle retribuzioni. Come spiega Il Sole 24 Ore, ad esempio chi si laurea in informatica guadagna in media 1.672 euro netti al mese, mentre per gli ingegneri elettronici lo stipendio è di 1.720 euro netti al mese. Secondo la direttrice di AlmaLaurea “se però collochiamo questa crescita nel contesto generalizzato di aumento dell’inflazione e del costo della vita, il valore reale delle retribuzioni scende, e non di poco, rispetto alla precedente rilevazione: -4% per i laureati di primo livello e -5% per quelli di secondo”.



Intanto le nuove immatricolazioni mostrano che il 33.3% degli studenti sceglie l’area economico-guridico-sociale mentre il 30% l’area Stem (Science, Technology, engineering and mathematic): più staccata l’area artistica e letteraria (18.2%) e sanitaria e agroveterinaria (16.7%). Chi entra nel mondo del lavoro dopo una laurea in ambito scientifico ha una retribuzione più alta nel primo impiego, sottolinea il Sole 24 Ore. Tra i settori più richiesti quello ingegneristico ma anche quello della finanza. Cresce, inoltre, anche la domanda per l’ambito marketing, digital marketing, logistica e front office.