Il tribunale di Brindisi sospende il fermo amministrativo della nave Ocean Viking della ong Sos Méditerranée, che era fermo in porto dallo scorso 6 febbraio. La nave era sbarcata in Puglia dopo aver salvato 261 migranti, perché lì era il primo porto sicuro. Ma così avrebbe in teoria violato quanto previsto dal decreto Piantedosi. In particolare, sono due le previsioni di legge che sarebbero state violate quella notte: dal mancato rispetto delle indicazioni della Guardia costiera della Libia al divieto di effettuare salvataggi multipli. Infatti, quella notte furono effettuati quattro interventi.



Come evidenziato da Libero, che riporta la spiegazione dei giudici di Brindisi, «il perdurare della misura del fermo amministrativo è suscettibile di pregiudicare in modo irreversibile il diritto da parte della Sos Méditerranée Ocean Viking di esercitare la propria attività di soccorso in mare», nella quale si realizzano le sue finalità sociali, come si deduce dall’accordo di partenariato con la Federazione internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa. Il tribunale di Brindisi aggiunge che tra le finalità ci sono quelle di «prevenire la perdita di vite umane», «migliorare la sicurezza in mare», «rafforzare la cooperazione operativa», «condividere e scambiare informazioni». Per i giudici, le attività della Ong «implicano il perseguimento di obiettivi di indubbio valore».



DOPPIO COLPO PER IL GOVERNO MELONI

In base a questa decisione, per le navi ong e qualsiasi imbarcazione “umanitaria” potrebbe essere di nuovo possibile imbarcare migranti, ignorando deliberatamente le norme decise dal governo Meloni e farli sbarcare sulle coste italiane. Il tribunale di Brindisi, che ha accolto il ricorso di Sos Méditerranée per la nave Ocean Viking ha fissato la nuova udienza alle 9 del mattino del 14 marzo. Negli ultimi mesi, come ricordato da Libero, la nave era stata colpita dal fermo amministrativo altre tre volte.

La decisione del tribunale di Brindisi arriva pochi giorni dopo quella della Cassazione, secondo cui consegnare i migranti alla Guardia costiera della Libia è reato, perché non è un “porto sicuro”. Con tale sentenza hanno reso definitiva la condanna nei confronti del comandante del rimorchiatore “Asso 28” che a luglio 2018 imbarcò 101 migranti ritenuti in pericolo, per riportarli in Libia, dandoli in consegna alla Guardia costiera locale. Quindi, ora bisogna capire se l’Italia sarà anche costretta a risarcire le ong che trasgrediscono le sue leggi.