Un nuovo allarme dall’Ocse con il mondo del lavoro che torna sotto l’occhio del ciclone: dopo che i sondaggi politici (di YouTrend, ndr) in questa crisi di Governo hanno evidenziato come il lavoro al 58% sia la vera priorità degli elettori per il programma in divenire del nuovo esecutivo Pd-M5s, arriva la “stangata” dall’Ocse in merito al rapporto futuro tra pensioni e lavoratori. Urge intervenire e con riforme rapide e produttive: «entro il 2050 in Italia ci saranno più pensionati che lavoratori», avverte lo studio Ocse sul mercato del lavoro. In base agli attuali schemi previdenziali, la percentuale di over 50 inattivi o pensionati «che dovranno essere sostenuti dai lavoratori potrebbe aumentare di circa il 40%, arrivando nell’aera Ocse a 58 su 100». La popolazione invecchia, il calo demografico è sempre più preoccupante e la crescita del sistema Paese ancora non decolla: per questo motivo l’Ocse invita i governi italiani a «maggiori e migliori opportunità di lavoro in età avanzata per proteggere gli standard di vita e la sostenibilità delle finanze pubbliche». Secondo Stefano Scarpetta – direttore dell’Organizzazione per l’Occupazione, il Lavoro e gli Affari Sociali intervenuto lancio del report a Tokyo – spiega all’Ansa «Il fatto che le persone vivano più a lungo e in una salute migliore è un risultato da celebrare, Ma un rapido invecchiamento della popolazione richiederà un’azione politica concertata per promuovere l’invecchiamento attivo in modo da compensare le sue conseguenze potenzialmente gravi per gli standard di vita e le finanze pubbliche».



ALLARME ISTAT SULLA DISOCCUPAZIONE

Stando al report dell’Ocse necessita al più presto una maggiore flessibilità nell’orario di lavoro e notevoli migliori condizioni di lavoro per poter promuovere una maggiore partecipazione a tutte le età. Il lavoro e la crescita rappresenta poi, sempre in questo ultimo venerdì d’agosto, il fulcro del nuovo report Istat e anche qui non si può certo sorridere: secondo ancora i dati sul mese di luglio, il Pil nel secondo trimestre 2019 è sostanzialmente fermo con un dato sull’0,1% rispetto alla base annua. Non va certo meglio il dato sulla disoccupazione: nel mese di luglio è tornata a crescere salendo fino al 9,9% (uno 0,1% in più rispetto al mese di giugno). Sale anche la mancanza di lavoro per i giovani, «arrivata al 28,9% con un incremento dello 0,8% rispetto al mese precedente». In totale in Italia i disoccupati sono 2 milioni e 566mila, con un calo netto di 121mila rispetto ad un anno fa il che forse è l’unico aspetto positivo di tutto questo ultimo periodo economico. Infine, secondo i dati Eurostat sul mercato del lavoro, l’Italia si colloca al terzo tasso più alto dopo quello della Grecia (17,2% a maggio) e della Spagna (13,9%): al momento in Europa, i tassi di disoccupazione più bassi si ottengono in Repubblica Ceca (2,1%), Germania (3%) e la Polonia al 3,3%.

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