A Bakhmut si combatte intensamente, i russi devono far fronte alla tenace resistenza ucraina ma stanno procedendo verso i loro obiettivi. E starebbero anche spostando molti mezzi in vista del massiccio attacco di cui gli analisti parlano da tempo e che alcuni prevedono tra fine febbraio e marzo. Una situazione che l’Ucraina deve affrontare indebolita da grosse perdite di uomini e anche dai problemi politici interni che hanno portato Zelensky a cambiare la sua squadra. Con uno scenario che potrebbe non essere così infondato: dopo quella delle armi, degli F16 e addirittura di un sommergibile, una richiesta di truppe all’Occidente per tamponare le perdite di soldati.



Una situazione ancora intricata. La spiega il generale Marco Bertolini, già comandante del Comando operativo di Vertice interforze e della Brigata Folgore in numerosi teatri operativi, dalla Somalia al Kosovo.

Generale, come sono le forze in campo sul fronte di Bakhmut?

L’assedio di Bakhmut va avanti da parecchio tempo. Adesso in pratica è stata circondata dai russi, prima da Nord, dove hanno preso Soledar e ieri a Krasna Hora, che è un altro quartiere a Nord della città. In questo modo i collegamenti tra Bakhmut e Seversk sono stati interrotti. Anche a Sud di Bakhmut c’è stata un’avanzata e con questo è stata tagliata un’altra via di comunicazione. In pratica rimane solo una strada di collegamento tra la città e la zona sotto controllo ucraino. Non siamo ancora alla spallata finale, ma ai suoi prodromi.



Se i russi dovessero passare?

Una volta superata Bakhmut, e credo che sarà a breve, a quel punto ci potrebbe essere la spinta verso Kromatorsk, occupando poi tutto il territorio che era stato definito come obiettivo all’inizio dell’operazione. Attualmente sta cadendo la seconda linea difensiva ucraina, decisamente fortificata, dopo che la prima, all’altezza di Popasna, era caduta a settembre.

Gli ucraini hanno effettive possibilità di riuscire a resistere?

Sembra che i russi abbiano lasciato che gli ucraini concentrassero parecchie forze nell’area di Bakhmut, che per loro è strategicamente importante, detraendole da altri settori. Glielo hanno lasciato fare e hanno avuto buon gioco a infliggere perdite pesantissime agli ucraini, fra morti, feriti, prigionieri e disertori. Una situazione che ha messo alle corde l’esercito di Kiev: non per niente proprio in questo momento è più alta l’enfasi sulla resistenza, è più alta la richiesta di nuovi mezzi, gli F16 e addirittura un sommergibile chiesto alla Germania. Il prossimo passo potrebbe essere quello di chiedere l’invio di truppe. Speriamo che non succeda, certo è che in questo momento c’è una grossa crisi militare da parte ucraina.



Ma la crisi non è solamente militare.

La crisi militare si innesta su una crisi politica. Prima c’è stato il siluramento del consigliere di Zelensky che aveva ammesso che un missile russo che aveva colpito un condominio a Kiev non era stato lanciato direttamente ma era stato intercettato dalla contraerea ucraina, poi è morto il ministro degli Interni, con il suo vice e il suo gabinetto, in seguito alla caduta di un elicottero. E poi c’è stata quella serie di dimissioni spontanee o “spintanee” legate a episodi di corruzione, che confermano, appunto, che l’Ucraina è un Paese che ha un livello di corruzione altissimo. Insomma, è una crisi politica, dovuta anche all’indeterminatezza occidentale. Negli Usa il Pentagono sembra più orientato a una soluzione negoziata del conflitto mentre Biden, che ha grossi problemi di credibilità interna per gli scandali che stanno venendo fuori, è più fermo nel continuare la guerra.

I russi sembra stiano spostando molti dei loro mezzi militari in Bielorussia, tanto che qualche analista parla di un possibile attacco su tre fronti, da Nord, dalla Crimea e dall’Est del Paese. Qual è il ruolo dei bielorussi in tutto questo e che altri fronti si possono aprire?

La Bielorussia è l’alleato principale di Mosca in Europa, non ha un esercito particolarmente forte, ma ha già consentito ai russi di utilizzare il suo territorio per la prima offensiva, quindi è possibile che ci sia un ulteriore uso del territorio bielorusso. Anche se Lukashenko, seppur favorevole a Putin, ha interesse a rimanere defilato. Credo che questo faccia comodo anche a Mosca, che preferisce che il suo alleato di riferimento europeo rimanga non troppo coinvolto, perché deve avere qualcuno che sia in grado di parlare con gli occidentali. Una mossa da Nord, quindi dalla Bielorussia, da Sud, cioè dalla Crimea e da Est, dal Donbass, è possibile, però ci vorrebbero parecchie forze e i russi, per quanto abbiano già completato la mobilitazione di 300mila uomini, non è che ne abbiano più tante. C’è anche da dire che gli ucraini ne hanno ancora meno.

Si parla, tuttavia, di perdite consistenti anche per i russi a Vuhledar.

Sicuramente le perdite le hanno avute entrambi, ma chi ne soffre di più sono gli ucraini. Ne hanno avute già nell’offensiva di Kherson, che è stata anticipata dal ritiro dei russi. Già con la prima linea difensiva superata a settembre e adesso con i combattimenti a Bakhmut gli ucraini hanno avuto delle perdite spaventose. Non ne parla nessuno, si danno numeri fantasmagorici sulle perdite russe, però di questo non c’è nessun riscontro se non le affermazioni che arrivano da Kiev.

Si può fare una previsione sull’attacco decisivo dei russi? Qualcuno dice a primavera, altri dicono che il terreno in quel periodo non è favorevole all’avanzamento. 

Il capo di stato maggiore ucraino aveva detto di temere una controffensiva entro marzo o anche prima. È chiaro che sulla possibilità di condurre o meno l’offensiva influiscono molte cose, anche le condizioni meteorologiche: se il campo di battaglia si riduce a un acquitrino diventa difficile avanzare. Putin l’altro giorno ha detto che questa non è l’offensiva finale, però anche lui dice quello che gli fa comodo, non bisogna far vedere le proprie carte all’avversario. Qualche movimento importante lo potremmo vedere a breve, anche perché i russi hanno interesse ad arrivare a qualche risultato consolidato prima che comincino ad essere disponibili sul campo i mezzi corazzati promessi agli ucraini dall’Occidente.

I russi stanno organizzando uno spostamento di tank in Bielorussia e gli ucraini per ostacolare le loro operazioni starebbero pensando di cambiare il sistema ferroviario da scartamento ex sovietico a scartamento europeo per impedire ai russi di trasportare i mezzi. Un piano fattibile?

La logistica ha un ruolo fondamentale, in particolare i trasporti. Che possano essere prese misure come queste è sicuramente un elemento importante. Lo scartamento ferroviario è sempre stato diverso nei Paesi dell’ex Patto di Varsavia rispetto all’Occidente. Gli ucraini potrebbero quindi utilizzare questo stratagemma. Certo che ormai possono cambiarlo soltanto nel territorio che ancora controllano e che non è interessato ai combattimenti.

(Paolo Rossetti)

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