Un’offerta per screditare il vaccino anti Covid di Pfizer-BioNTech. A denunciare l’accaduto in Francia sono alcuni influencer e youtuber che sostengono di aver ricevuto email da un’agenzia di comunicazione che afferma di essere del Regno Unito e che in cambio di denaro avanza tale proposta. In realtà da alcune verifiche pare che questa iniziativa abbia origine in Russia, che da mesi sta promuovendo il vaccino Sputnik V in molte aree del mondo. Leo Grasset, divulgatore scientifico su YouTube, è stato tra i primi, come riportato dal Post, a segnalare questa mail e a evidenziarne i contenuti. La proposta, ha spiegato su Twitter, consiste «nel distruggere il vaccino di Pfizer in un video». Inoltre, si fa riferimento ad un «budget gigantesco» per la campagna, si chiede di non nominare l’agenzia committente e di non rivelare la sponsorizzazione. Grasset dopo varie ricerche ha scoperto che l’agenzia non ha sede a Londra e non esiste nemmeno nei termini con cui si è promossa nella e-mail. Quando la notizia ha cominciato a diffondersi, gli strani profili LinkedIn dello staff sono spariti, così pure altri riferimenti dell’azienda.



“TI PAGO SE PARLI MALE DEL VACCINO PFIZER”

Anche il comico Sami Ouladitto ha segnalato di aver ricevuto una e-mail simile e la stessa proposta, cioè di screditare il vaccino anti Covid di Pfizer-BioNTech. L’amministratore del profilo Instagram “Et Ça Se Dit Médecin” ha rivelato di aver ricevuto una proposta di 2mila euro circa per un video di 30 secondi in cui avrebbe dovuto parlar male appunto di questo vaccino. Come loro diversi altri personaggi francesi con un buon seguito social. Nelle e-mail ci sono le offerte economiche e i suggerimenti sui temi da usare nei loro post. Ad esempio, dovevano dire che questo vaccino avrebbe causato più morti degli altri, una circostanza falsa, visto che è estremamente sicuro. Alcune e-mail indicavano “Fazze” come il nome dell’agenzia di comunicazione, ma non risulta registrata nel Regno Unito, mentre ci sono indizi su una società legata alle Isole Vergini. Inoltre, il profilo LinkedIn del CEO, ora rimosso, indicava Mosca come area principale di attività della società. Non ci sono elementi per ricollegare il tutto alla Russia, ma non mancano i sospetti.



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