Gli OGM, ovvero gli “Organismi Geneticamente Modificati“, da tempo sono sottoposti ad un veto da parte dell’Unione Europea, che ne ha vietato la commercializzazione per il consumo umano. Nonostante questo, però, la comunità scientifica mondiale non ha, ovviamente, interrotto le ricerche in questo ambito, arrivando a distanza di decenni, a sviluppare quelle che si chiamano “Nuove tecniche genomiche“, anche dette NTG, che nella giornata di oggi sono in discussione all’interno della Commissione Europea che potrebbe rendere più permissiva la legge.
A Montepellier, in Francia, per esempio, da anni si lavora con gli OGM al fine di riuscire, in qualche modo, a sviluppare piante e colture che resistano a determinati stimoli atmosferici e fisici, in modo proporzionalmente maggiore rispetto a quelle cresciute naturalmente. L’agricoltura conosce gli organismi modificati fin dall’inizio del 20esimo secolo, mentre a partire dagli anni ’90 si sono sviluppate nuove tecniche, più puntuali e precise, che hanno reso le OGM molto più efficienti. A differenza di quanto avveniva originariamente, infatti, ora le tecniche per crescere organismi modificati non si basano più sugli incroci più o meno controllati affinché la pianta “finale” acquisisca determinati geni, ma su una selezione precisa e puntuale dei geni che si vogliono preservare.
Nuovi OGM: benefici e rischi delle colture modificate
Con le nuove tecniche genomiche, creare un OGM è diventato, insomma, un processo, da un lato, più complicato, ma dall’altro anche più performante e meno rischioso. Infatti, gli organismi furono messi al bando dall’Unione perché nella grande maggioranza dei casi, anche se riuscivano ad ottenere lo scopo desiderato (quasi sempre raccolti più rapidi ed abbondanti), si finiva per generare piante estremamente resistenti ed infestanti, che in breve tempo prendevano il possesso di interi campi e raccolti naturali.
Ora, invece, con i nuovi OGM questa circostanza è stata fortunatamente sventata. Gli scienziati, infatti, con un processo chiamato Crisp-cas9 possono “tagliare” determinati geni desiderati, per poi impiantarli in semenze che li svilupperanno autonomamente. Inoltre, la comunità scientifica ha abbandonato il progetto di modificare le piante al solo fine di ottenere raccolti maggiori, concentrandosi sulle sfide climatiche sempre più pressanti. Ora come ora, infatti, le OGM di Montpellier sono in grado di resistere alla siccità, pur richiedendo una blanda irrigazione, ma sono meno performanti dal punto di vista del raccolto. Il rischio maggiore, secondo i critici delle NTG, è che si potrebbe finire per abbandonare le colture naturali, perdendo antiche specie e danneggiando un intero sistema economico.