Olaf Scholz è accusato di avere fatto un “favore da 47 milioni di euro” alla banca Warburg. I fatti, come riportato da Il Giornale, risalgono al 2016, quando il cancelliere tedesco era sindaco di Amburgo. Proprio in virtù di quella posizione secondo gli inquirenti avrebbe fatto sì che l’istituto di credito ottenesse un notevole alleggerimento fiscale, decidendo di non riscuotere gli arretrati.



Il diretto interessato, tuttavia, ha sempre sostenuto di essere all’oscuro di questi mancati versamenti. Anche in aula, davanti alla Commissione di inchiesta cittadina, ha ammesso di avere incontrato in passato il banchiere Christian Olearius, che era ai tempi ai vertici della banca Warburg, ma di non ricordare i dettagli di tali incontri. “Non me lo ricordo”, questa è stata la risposta non soltanto a questo quesito, ma anche ad altre venti delle ventinove postegli in totale. Il tutto mentre dispensava sorrisi, con fare per nulla imbarazzato, nonostante le pesanti accuse.



Olaf Scholz, “favore da 47 milioni a banca Warburg”? I tanti “non lo so”

I “non lo so” oppure “non me lo ricordo” nelle dichiarazioni di Olaf Scholz, accusato di avere fatto un favore da 47 milioni di euro alla banca Warburg, protagonista di uno scandalo, sono stati tanti di fronte alla Commissione di inchiesta cittadina. Oltre a quelli relativi agli incontri con Christian Olearius e Max Warburg, anche quelli sulle motivazioni per cui il Comune di Amburgo rinunciò al rimborso due settimane dopo l’ultimo dei tre colloqui fra l’allora sindaco e i due massimi dirigenti dell’istituto di credito. Il comportamento dell’attuale cancelliere tedesco resta avvolto dal mistero, ma difficilmente appare “pulito”.



Gli inquirenti, tra l’altro, pare che abbiano delle email dell’ex responsabile dell’ufficio di Olaf Scholz, in cui emerge che fosse tutt’altro che disinteressato alla questione. “Ho un account di posta elettronica privato. Anche lì, cancello sempre tutte le cose immediatamente”, ha ribattuto lui secondo quanto riportato da Il Giornale. Le autorità tedesche però non gli credono.