Olanda, centrali di polizia cinesi illegali ad Amsterdam e Rotterdam
Il governo olandese avrebbe avviato un’indagine riguardo a due centrali di polizia cinesi aperte illegalmente in Olanda dal 2018, una ad Amsterdam e una a Rotterdam. La notizia è riportata dal Guardian che cita un’inchiesta condotta da RTL Nieuws e Follow the Money (entrambe olandesi) secondo la quale l’attività condotta nelle centrali sarebbe per lo più di tipo amministrativo, tanto che le centrali vengono chiamate “stazioni di servizio d’oltremare”. Tuttavia, l’inghippo sorgerebbe nel fatto che il governo olandese non sia stato informato di nulla.
Tuttavia, la realtà scoperta da RTL Nieuws sulle due centrali di polizia cinesi in Olanda sembra essere leggermente diversa. Secondo alcune fonti sentite dal sito d’informazione olandese, infatti, le stazioni verrebbero utilizzare anche dal regime di Pechino per seguire le tracce, contattare e minacciare i dissidenti politici. Contestualmente, il ministro degli Esteri olandese ha dichiarato l’illegalità delle centrali e ha affermato di star “indagando su cosa stiano facendo”. C’è soprattutto il dubbio sul rispetto della Convenzione di Vienna, firmata sia dalla Cina che dall’Olanda, e che regola le attività diplomatiche, imponendo di richiedere un’autorizzazione al governo per qualsiasi raccolta di informazioni sul territorio nazionale altrui.
Centrali di polizia cinesi: “Sono almeno 54 in 21 paesi”
Le due centrali di polizia cinesi in Olanda non sarebbero, però, un caso isolato nel mondo. Infatti, l’allarme era stato già lanciato dall’associazione spagnola Safeguard Defenders che aveva denunciato l’esistenza di almeno 54 “centri di servizio d’oltremare” in almeno 25 città di 21 paese diversi. La maggior parte di queste sarebbero sul territorio europeo, delle quali almeno nove in Spagna, quattro in Italia, tre in Francia e due sia in Olanda che nel Regno Unito.
Le due centrali di polizia cinesi su cui starebbe indagando l’Olanda sono state individuate ad Amsterdam e Rotterdam. La prima gestita da due ex agenti di polizia, mentre la seconda da un ex membro dell’esercito, a quanto afferma l’inchiesta di RTL Nieuws. Mentre a confermare l’ipotesi che possa trattarsi di centri per la repressione dei dissidenti politici, sempre secondo l’inchiesta, sarebbero alcuni siti web cinesi, nel quali si afferma esplicitamente che svolgono attività di “repressione delle attività criminali legate ai cinesi d’oltremare”. Mentre anche il dissidente Wang Jingyu, che ha trovato asilo proprio a Rotterdam, denuncia il fatto di essere stato contattato dalla centrale di polizia cinese che gli avrebbe “chiesto di tornare in Cina per risolvere i miei problemi“.