Vince Olga Tokarczuk – donna, ambientalista e di sinistra – il Premio Nobel per la Letteratura 2018 (a Peter Handke è andato invece il Premio 2019): lo scorso anno la premiazione venne sospesa per lo scandalo molestie che aveva “lambito” la giuria dell’Accademia Reale di Svezia – colpì il marito di una giurata, il fotografo e regista Jean Claude Arnault – e per questo motivo quest’anno era assai atteso il nome del vincitore per il prestigioso premio letterario. Una autrice donna era data praticamente al 100% da tutti i pronostici e così è stato rispettato: per di più, vince una importante poetessa e romanziera che della sensibilità “green” e delle teorie di inclusione sociale ha fatto un po’ il “marchio” della propria produzione. Olga Tokarczuk, 57 anni, è stata scelta dall’Accademia del Nobel «per la sua immaginazione narrativa che con passione enciclopedica rappresenta il superamento dei confini come una forma di vita». Editrice, membro del partito dei Verdi polacco, la scelta dell’Accademia per il Nobel compie un “doppio colpo” anche a livello mediatico: vince una donna, come risposta allo scandalo molestie che travolse l’Accademia Reale di Svezia lo scorso anno, e viene premiata un’autrice, Olga Tokarczuk, dalle forti battaglie per una nuova società ecologica, più inclusiva e per una costante interiorizzazione “psicologica” tanto della cultura quanto della stessa comunità “aperta” che sogna l’autrice per l’Europa del futuro.
CHI È OLGA TOKARCZUK: UN NOBEL “GREEN”
Dal 1998 Tokarczuk vive in un piccolo villaggio vicino a Nowa Ruda, da dove gestisce anche la sua casa editrice privata, Ruta: in questi mesi sta girando invece la Germania per un ciclo di conferenze a partire dai propri romanzi e dagli studi pedagogici. La vincitrice del Nobel per la Letteratura si definisce «discepola di Carl Jung», e spesso cita la sua psicologia come «un’ispirazione per il mio lavoro letterario». Nel 2015 il mondo culturale conobbe la Tokarczuk perché vinse il Man Booker International Prize – uno dei più importanti premi letterari dedicato alla narrativa tradotta in inglese in Gran Bretagna – con “I vagabondi”. Come ha scritto Alessandro Piperno nella recensione del libro uscito in Italia lo scorso anno per Bompiani, «Cosa avrebbe pensato Baudelaire di un libro del genere? Forse ne avrebbe lodato la forma squisita, per non dire della struttura fratta, scostante, rapsodica. Forse ne avrebbe biasimato il tono scanzonato. Di certo avrebbe intuito lo spirito libero e folle che lo anima a ogni riga». Un capolavoro della letteratura mondiale, senza “personaggi” né “trama” che indaga l’abisso della mente e della realtà in un solo apparente giro di protagonisti in cerca di se stessi. Altri libri noti in Italia della neo-vincitrice del Premio Nobel Letteratura sono stati “Nella quiete del tempo”, “Casa di giorno, casa di notte”, “Che Guevara e altri racconti”, “Guida il tuo carro sulle ossa dei morti” .