Nel Paese dei “no”, mancavano ancora all’appello gli irriducibili del “no bob”, quelli che – dopo un’infinità di discussioni, controlli e verifiche varie, quando alla fine si è deciso di procedere con la nuova pista nei pressi di Cortina, in vista delle Olimpiadi invernali del 2026 – hanno continuato a non condividere, e adesso sono passati agli atti di sabotaggio.
Capita così che l’altra notte uno dei tubi di refrigerazione, quelli che consentiranno ai bob di scivolare a gran velocità sul ghiaccio sagomato, sia stato staccato e abbandonato in strada, al tempo stesso bloccando la circolazione, ma soprattutto causando notevoli disagi al cantiere. Disagi che, visti i tempi strettissimi a disposizione (per lunedì prossimo, 24 febbraio, era previsto un sopralluogo del Cio, il Comitato olimpico internazionale) e l’inflessibile cronoproramma dei lavori, rischiano di rendere incerta l’ultimazione dell’impianto nei tempi utili per lo svolgimento delle gare olimpiche.
Il commissario di Governo, Arch. Fabio Saldini, ha denunciato subito l’accaduto alle autorità competenti, sottolineando le difficoltà che crea a chi lavora giorno e notte. Anche il MIT ha espresso ferma condanna, definendo il sabotaggio “inquietante e grave” e promettendo che i responsabili non la passeranno liscia. La senatrice della Lega Erika Stefani ha rincarato la dose, dichiarando “gravissimo e intollerabile” il sabotaggio. “Se i ‘signori del no’, come avvenuto per la TAV e altre opere, pensano di bloccare il progresso in questo modo – ha detto –, inaugurando una stagione di terrore, si sbagliano”. E il ministro Salvini ha precisato che “questo atto fa male all’Italia”.
In realtà, ancor più dell’impatto materiale provocato dal sabotaggio (che si auspica potrà essere annullato in breve tempo), è avvilente verificare come il famoso “Continuiamo così, facciamoci del male” di Nanni Moretti (in “Bianca”, del 1984) o le legnate che si autoinfliggeva il Tafazzi di Giacomo Poretti (del trio con Aldo e Giovanni, in tante stagioni di “Mai dire gol”), non siano state iperboli da spettacolo, ma trasposizioni di un vizio molto nazionalpopolare: l’autosabotaggio, il farsi del male, il voler intralciare iniziative importanti nel nome di un antagonismo autoreferenziale.
Ancora una volta ci si impatta con una “cultura del contro” sorda a qualsiasi tentativo di dialogo, di comprensione, di logica. “Dico no quindi sono”: sembra la neofilosofia di queste frange oltranziste, che, anche nel tentativo di ritardare i lavori della pista di bob per le Olimpiadi Milano-Cortina, esprimono una logica autolesionista che colpisce l’immagine tutta dell’Italia, della nostra capacità organizzativa e di una reputazione infrastrutturale che invece è ben riconosciuta.
Per un’opera come questa si può essere favorevoli o contrari, si possono esprimere tutte le perplessità che si vuole (ambientali, paesaggistiche, di utilità, di costi), ma quando il tempo dei confronti è finito, le decisioni sono prese e i lavori sono in via di perfezionamento a ritmi più che serrati, cercare di imporre uno stop o comunque un intoppo, un rallentamento, somiglia alla caparbietà infantile di chi non sa sostenere le proprie idee all’interno dei confini adulti di civiltà e democrazia.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.