Fanno sensazione in questi giorni i risultati cronometrici dell’atletica alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Il NEW YORK TIMES ha provato a buttare là una spiegazione: merito degli italiani! Intesi come quelli della azienda MONDO di Alba (CN) che sono partiti nel dopoguerra fabbricando palloni per la pallapugno, sport tutto piemontese e ligure, e si sono evoluti arrivando a costruire pavimentazioni sportive con fabbriche in tutto il mondo. Proprio loro in cambio di 1 milione e mezzo di dollari hanno rivestito di gomma il terreno dello stadio olimpico della capitale giapponese, una gomma speciale – dice il manager Andrea Vallauri – i cui granuli tridimensionali assorbono gli urti e danno un ritorno di energia “come un trampolino”.
Questo materiale e le nuove scarpe utilizzate dagli atleti darebbero – secondo lui – un margine di miglioramento del 2% delle prestazioni. Questo ad esempio – secondo tale convinzione -potrebbe giustificare lo strabiliante e mostruoso miglioramento di 76 centesimi di secondo realizzato sul suo record mondiale dal norvegese Karsten Warholm nei 400 ostacoli, la gara che più delle altre finora sembrerebbe aver ricevuto benefici dalla superficie dell’impianto.
Sempre i media internazionali però hanno avanzato pesanti sospetti sulla vittoria del nostro Jacobs nei 100 metri. Al netto di beceri toni da campanile, peraltro ingiustificati visti gli imbarazzanti precedenti che soprattutto americani e inglesi hanno nel campo del doping e delle coperture date a queste pratiche, vagliamo le argomentazioni più serie. Queste si basano grosso modo su tre temi: fisiologica, morfologia, controlli antidoping.
Jacobs e l’aspetto fisiologico
Se lo strabiliante miglioramento di Warholm a conti fatti è quantificato in un 1,6%, in teoria compatibile con la tesi espressa dai fabbricanti della pista (tesi peraltro difficile da dimostrare, ma che diamo per buona), lo stesso parametro non varrebbe – secondo i media internazionali – per Jacobs: il miglioramento dell’italiano nello spazio di 42 giorni è del 2,58% (26 centesimi di secondo), addirittura supera il 3% (31 centesimi di secondo) se la si raffronta con l’ultima e migliore performance (tarando le differenze di vento) del 2020.
Dal punto di vista fisiologico è credibile – domandano – che un centometrista di alto livello nell’arco di poche settimane possa migliorare così tanto la sua performance? Evidentemente la risposta dipende dall’interpretazione che si dà al peso della variante pista, al momento purtroppo non quantificabile in modo scientifico né da una parte né dall’altra, ma solo in base ai test dichiarati dai costruttori, viziati da conflitto di interessi.
Il Times arricchisce l’argomentazione fisiologica con un dato statistico: delle migliori 50 prestazioni di tutti i tempi “Bolt ne ha firmate 14. Eliminate quelle del giamaicano, 32 delle 36 successive sono arrivate da atleti risultati positivi al doping”. Il dato effettivamente fa molto riflettere ma di per sé non crocifigge in automatico Jacobs. Detto per inciso: non è che le frequentazioni di Bolt poi fossero al di sopra di ogni sospetto…
Jacobs e l’aspetto morfologico
Qualche media appunta a uno stage alle Canarie dell’atleta italiano nel periodo invernale, al ritorno dal quale si sarebbe notato un sospetto aumento della sua massa muscolare. Anche qui purtroppo non si hanno dati per valutare qualitativamente tale illazione a meno che lo staff di Jacobs o i suoi detrattori forniscano dati verificabili. Le progressive modifiche della massa muscolare di Jacobs rispetto a quando faceva il salto in lungo sono invece evidenti a tutti e sono state commentate così dal suo allenatore Paolo Camossi “Non ha messo su 10 kg in un anno!”. Più generoso di dettagli il nutrizionista: “Abbiamo aumentato di 4 kg la sua massa muscolare e diminuito del 4% la massa grassa in un anno di lavoro insieme. Tutto attraverso la corretta nutrizione”. Proprio il nutrizionista Giacomo Spazzini sembra però essere il tallone d’Achille di Jacobs. A fine estate 2020 è entrato a far parte – con il suo gruppo GS Loft – del team del centometrista, pochi mesi dopo che questo professionista di Desenzano venisse denunciato dalla polizia municipale di Milano nell’ambito dell’inchiesta Muscle Bound: avrebbe fornito clienti a un soggetto operante nella sua stessa struttura, il quale, tramite un ricettario medico rubato, timbri e firme false, si riforniva di anabolizzanti e ormone della crescita nelle farmacie, con tanto di truffa al Servizio sanitario nazionale (quantificata in 50.000 euro), che si faceva carico dei costi. Tale vicenda è oggettivamente imbarazzante ed è poco credibile che non fosse nota all’atleta o al suo entourage, visto il risalto dato alla notizia dai media locali, ma ripetiamo: al momento siamo a livello di una denuncia della polizia municipale milanese e le varie responsabilità dovranno essere accertate da un giudice, sempre che si vada a processo e la denuncia non venga archiviata. Se addirittura fosse già stata archiviata sarebbe interesse del denunciato e dell’entourage dell’atleta rendere pubblica la avvenuta archiviazione.
I controlli antidoping
Ai dubbi espressi da vari media internazionali, Paolo Camossi ha ricordato i 18 controlli antidoping subiti da gennaio dal suo atleta. Questo è effettivamente un argomento di peso. Sufficiente per allontanare qualsiasi sospetto? Purtroppo le gravi lacune (per non parlare delle vergognose complicità) dimostrate dalle strutture preposte al contrasto al doping, persino nell’epoca del passaporto biologico, non aiutano a rendere dirimente in modo assoluto tale argomentazione. Anche perché nonostante tutti gli scandali, continuiamo a non avere una organizzazione antidoping trasparente. Quei controlli sono stati tutti in competizione? Ci sono stati controlli fuori competizione? Quanti lo scorso anno? L’opinione pubblica non ha accesso ai dati. E’ un discorso generale, non riferito ovviamente a Jacobs in particolare e che chiama in causa WADA e World Athletics. Il loro protocollo prevede di controllare fuori competizione regolarmente solo una selezione d’atleti (target testing), quelli in cima alle liste di rendimento, la qual cosa permette a un atleta di seconda fascia, che faccia risultati di altolivello solo da marzo-aprile, di entrare nel loro mirino esclusivamente una manciata di mesi prima delle Olimpiadi. Di certo Jacobs ora in quella lista ci è finito e sarà sotto la lente d’ingrandimento delle agenzie di controllo.
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