Aperte le Olimpiadi Tokyo 2020, le prime della storia senza la presenza di pubblico. Non era mai successo prima. Il Giappone, che già aveva dovuto sospenderle l’anno scorso quando erano previste da calendario, si trova ancora in stato di pandemia, ma per tanti motivi, in primis quello economico, ha dovuto accettare di farle senza spettatori.
Il quadro è complicato da tanti altri motivi, soprattutto il pessimo stato dei rapporti del Giappone con il suo vicino cinese che tra pochi mesi ospiterà a sua volta le Olimpiadi invernali. Mentre il Giappone deve accontentarsi di un’Olimpiade azzoppata, la Cina già adesso (almeno per quanto ne sappiamo noi) è fuori dal Covid e lo sarà ancor di più quando ci saranno i giochi, un modo per i cinesi di mettersi in mostra come modello della regione. Inoltre, una forte percentuale di giapponesi, causa Covid, non voleva neppure che queste Olimpiadi si tenessero. Per Francesco Sisci, sinologo, editorialista ed ex corrispondente de La Stampa in Cina, “questi giochi olimpici si tengono all’ombra di mille controversie, la prima di tutte quella in atto con la Cina. Dopo che Tokyo ha detto di voler intervenire a fianco degli Stati Uniti in caso di attacco cinese a Taiwan, Pechino ha risposto che in tal caso userà l’arma nucleare contro il Giappone”.
Che Olimpiadi dobbiamo aspettarci? Che significato hanno per l’Asia in particolare?
Sono Olimpiadi molto delicate per tanti motivi. Innanzitutto sono le prime della storia senza la presenza del pubblico. Che Olimpiadi potranno essere senza il pubblico? Ma sono anche Olimpiadi all’ombra di mille controversie.
Quali?
La prima è quella in atto con la Cina. Negli ultimi giorni ci sono stati scambi di accuse feroci, dopo che il Giappone ha dichiarato di voler intervenire nella questione di Taiwan che la Cina considera una sua questione interna. Pechino ha reagito dicendo che in tal caso userà l’arma nucleare contro il Giappone.
Un clima non proprio olimpionico…
La Cina ha mandato a Tokyo la sua squadra sportiva più numerosa di sempre, quasi una dimostrazione di forza, in attesa delle Olimpiadi invernali che si terranno in Cina che ovviamente per Pechino sono più importanti di queste. Insomma, giochi olimpionici mai visti prima neanche ai tempi della Guerra fredda.
Da decenni le Olimpiadi hanno perso il loro vero significato sportivo, sono una ostentazione nazionalista, questa volta di più. O no?
È così. Le medaglie d’oro avranno un rilievo politico molto forte. È una situazione inquietante. Un altro elemento importante è che mentre a Tokyo non c’è nessun boicottaggio a parte il pericolo Covid, sulle Olimpiadi di Pechino c’è l’ombra di un boicottaggio. Gruppi per i diritti umani hanno ventilato la possibilità di boicottaggio per la questione della discriminazione della popolazione uiguri nello Xinjiang.
La politica prenderà il sopravvento sullo sport?
Lo sport è ormai un elemento politico. Lo è diventato con le Olimpiadi di Berlino, quelle della Guerra fredda. Ancor di più lo è adesso, con due eventi stranamente così vicini l’uno all’altro.
Sono Olimpiadi poi che si portano dietro tutte le contraddizioni dell’Asia: dopo il bell’esperimento del 2018 quando le due Coree sfilarono insieme ai giochi olimpici, adesso la Corea del Nord non partecipa. È molto triste anche vedere sfilare la squadra del Myanmar, dove la gente viene uccisa e incarcerata.
La Corea del Nord aveva annunciato diversi mesi fa che non avrebbe partecipato per non mettere a rischio Covid i propri atleti, ma certamente conta anche la rivalità fra Nord e Sud. Il problema è sempre chi rappresenta la Corea: se va Seul, allora Pyongyang non va.
(Marco Tedesco)
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