Olindo Romano e Rosa Bazzi sono stati condannati all’ergastolo in via definitiva il 3 maggio 2011, dopo tre gradi di giudizio e la valutazione di 26 giudici. Riavvolgendo il nastro della storia che li ha visti finire in carcere a vita – al centro dello speciale in onda stasera sul Nove intitolato Erba – Storia di un massacro -, si arriva alla loro confessione sulla strage di Erba e, ancora pià indietro, a quell’11 dicembre 2006 in cui avrebbero compiuto gli efferati omicidi. Olindo Romano e Rosa Bazzi sono stati ritenuti colpevoli della mattanza in cui persero la vita quattro persone: Raffaella Castagna, 30 anni, il figlioletto Youssef Marzouk, 2 anni, la madre di lei, Paola Galli, 60 anni, e Valeria Cherubini, vicina di casa 55enne. Soltanto uno si sarebbe salvato dalla furia omicida dei coniugi: Mario Frigerio, marito di Valeria Cherubini scampato alla morte, nonostante ferito gravemente alla gola con un coltello, grazie a una malformazione congenita alla carotide.



I coniugi della strage di Erba, Olindo Romano e Rosa Bazzi, si trovano in prigione da anni e scontano l’ergastolo per il massacro consumato nel luogo in cui vivevano prima dell’arresto, la corte di via Diaz dello stesso comune della provincia di Como. Nonostante la confessione e la testimonianza di Frigerio – che collocava Olindo Romano sulla scena del crimine quale autore della strage -, hanno ritrattato e si sono detti innocenti. “Non siamo stati noi“, hanno dichiarato ai microfoni di un’intervista esclusiva de Le Iene dopo 12 anni dietro le sbarre, cucendosi addosso la cornice di vittime di un errore giudiziario. Una versione chiaramente sconfessata dall’esito del processo che li ha visti condannati.



Chi sono Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati per la strage di Erba

Olindo Romano e Rosa Bazzi, marito e moglie, sono nati rispettivamente nel 1962 e nel 1963. Accusati e condannati per la strage di Erba del dicembre 2006, scontano l’ergastolo in via definitiva all’esito dei tre gradi di giudizio a loro carico per il massacro consumato nella corte di via Diaz, dove entrambi vivevano fino all’arresto. Sposati da anni e senza figli, un’esistenza riservata vissuta tra lavoro e casa – lui netturbino e lei donna delle pulizie -, prima della strage di Erba ebbero non pochi dissapori con Raffaella Castagna e Azouz Marzouk, marito della stessa e padre del piccolo Youssef ucciso a coltellate con lei. Liti condominiali per questioni di “troppo rumore”: a casa dei Marzouk, secondo i coniugi, non mancavano mai ospiti che si attardavano sino a notte fonda disturbando la quiete dei vicini.



Nella loro confessione dopo la strage di Erba, Olindo Romano e Rosa Bazzi avrebbero assunto una condotta volta a lenire reciprocamente le loro posizioni rispetto alle responsabilità sul massacro: ciascuno ad attribuirsi il massimo peso delle colpe per “salvare” l’altro e portarlo a eventuale scarcerazione. Un “progetto” fallito sotto la lente della giustizia che li ha riconosciuti entrambi autori della mattanza. Il 3 maggio 2011, a conclusione di un tortuoso iter giudiziario denso di ammissioni, ritrattazioni e della convinzione di Azouz Marzouk sulla presunta innocenza degli imputati, Olindo Romano e Rosa Bazzi hanno incassato la condanna all’ergastolo in via defintiva.

“Non siamo stati noi”: così Olindo Romano e Rosa Bazzi fanno marcia indietro sulle confessioni

I corpi delle vittime della strage di Erba sono stati scoperti dopo l’allarme lanciato ai Vigili del fuoco per un incendio divampato a casa di Raffaella Castagna. Le fiamme, secondo la ricostruzione in sede di indagini, sarebbero state appiccate dagli assassini per cancellare le loro tracce e ritardare l’attività investigativa. Quell’11 dicembre 2006, Olindo Romano e Rosa Bazzi avrebbero massacrato quattro persone, tra cui un bimbo di soli 2 anni, a colpi di spranga e coltello senza riuscire a uccidere la quinta vittima della loro furia, Mario Frigerio. Entrambi finiti nel cono dell’inchiesta dopo che la posizione di Azouz Marzouk, tunisino con precedenti per droga e un passato da detenuto, è stata estromessa dal ventaglio dei sospetti: quel giorno, il marito di Raffaella Castagna, padre del piccolo Youssef, era in Tunisia.

Anni dopo l’inizio della detenzione, Olindo Romano e Rosa Bazzi hanno affidato una “versione alternativa” della storia ai microfoni de Le Iene, dipingendosi davanti alle telecamere come vittime di un clamoroso errore giudiziario. “Non siamo stati noi“, hanno dichiarato intervistati da Antonino Monteleone, nel tentativo di allontanare da sé la mole di elementi che avrebbe costituito l’architettura di un impianto probatorio ritenuto dai giudici schiacciante. Azouz Marzouk ha chiesto più volte che il caso venisse riaperto: “Olindo Romano e Rosa Bazzi sono innocenti e gli assassini della mia famiglia sono fuori“, ma nulla, secondo la giustizia italiana, insinuerebbe il dubbio sulla loro colpevolezza. Secondo i coniugi, gli inquirenti avrebbero dovuto accertare la fondatezza delle loro confessioni prima di rinviarli a giudizio: “Se ti faccio una confessione – ha dichiarato Olindo Romano a Le Iene nel 2018 – vai almeno a verificarla, non prenderla per oro colato“. Ancora oggi, come la moglie, sostiene di non essere il “mostro” di Erba.