Strage di Erba, nuovo processo per Olindo Romano e Rosa Bazzi?
Condannati all’ergastolo per la strage di Erba, i coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi, potrebbero finire di nuovo a processo. L’Associazione italiana Difesa Animali ed Ambiente, infatti, nei giorni scorsi ha annunciato di voler denunciare la coppia perché nella strage dell’11 dicembre 2006, di cui si occupa oggi Quarto Grado, uccisero anche il cane, trovato sgozzato vicino al cadavere del piccolo Youssef Marzouk, ammazzato a colpi di coltello e spranga insieme alla madre Raffaella Castagna, alla nonna Paola Galli e alla vicina di casa Valeria Cherubini. Una denuncia simbolo che non cambierebbe di molto la posizione di Olindo e Rosa, la cui condanna all’ergastolo è diventata definitiva il 3 maggio 2011 con la sentenza della Cassazione. L’unico sopravvissuto alla strage di Erba fu Mario Frigerio, creduto morto: riuscì a salvarsi dal fendente alla gola grazie ad una malformazione congenita alla carotide che gli impedì di morire dissanguato. La strage avvenne nell’abitazione di Raffaella Castagna, in una corte ristrutturata nel centro di Erba. L’appartamento fu poi dato alle fiamme subito dopo l’esecuzione del delitto.
I primi sospetti si concentrarono su Azouz Marzouk, escluso poi grazie al suo alibi. Fu poi segnalato il comportamento anomalo dei coniugi che in passato avevano avuto contenziosi legali con Raffaella Castagna. Ad esempio, nonostante la strage, si erano dimostrati disinteressati. Quindi, finirono nel mirino degli inquirenti, i cui sospetti aumentarono con le intercettazioni ambientali. Vennero disposti accertamenti tecnici urgenti sull’automobile che portarono al ritrovamento di tracce, una attribuita a Valeria Cherubini.
La battaglia di Olindo Romano e Rosa Bazzi per la revisione del processo
Fermati l’8 gennaio 2017 e arrestati, Rosa Bazzi e Olindo Romano furono accusati della strage di Erba: lui di omicidio plurimo aggravato, lei di concorso. Il movente? I frequenti diverbi con Raffaella Castagna, sfociati in una lite la notte di Capodanno 2005 e in una causa civile tra le parti che doveva svolgersi due giorni dopo la strage. I coniugi Romani avevano aggredito e percosso la donna che quindi aveva sporto denuncia contro di loro. Questo episodio era solo l’ultimo di una lunga lista di ostilità che sfociavano in litigi. L coppia ribadì la sua innocenza, affermando di aver trascorso la serata in un McDonald’s di Como, di cui conservarono uno scontrino, il cui orario però era due ore avanti la strage. Il 10 gennaio 2007 ci fu la confessione della strage di Erba, ricostruita con minuzia di dettagli.
Ora però stanno dando battaglia per ottenere la revisione del processo. Nel 2012 presentarono ricorso alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo per i numerosi vizi processuali, a detta della difesa, in cui sarebbero incorsi i giudici in tutti e tre i gradi di giudizio. Ma il ricorso fu dichiarato non ammissibile per assoluto difetto di giurisdizione e i legali di Olindo Romano e Rosa Bazzi rinunciarono al ricorso successivo. Un anno dopo il pool difensivo dei coniugi presentò istanza per nuovi accertamenti, ma le procure di Como e Brescia si dichiararono “non competenti”. Nel 2017 la Cassazione ammise il riesame di 7 elementi di prova presso la corte d’appello di Brescia, concedendole la facoltà di eseguire un incidente probatorio. Dopo la richiesta di proroga del legale sulla distruzione delle prove, il pm chiese invece la distruzione di tali reperti. Nel 2018, sulla base di un’ordinanza della Cassazione. i reperti non ancora usati furono distrutti. Invece un’altra parte, in possesso della difesa, è stata conservata all’Università di Pavia. In varie sentenze del 2018, la Cassazione ha ripetutamente respinto la richiesta di procedere all’esame dei reperti mai analizzati, non ravvisando a tal proposito alcuna utilità o scopo. Pertanto, l’istanza di avvio del processo di revisione è stata dichiarata non escussibile e non ammissibile per manifesta infondatezza del ricorso. Ma non c’è la sola questione dei reperti: Le Iene, che ha a lungo seguito il caso, ha parlato ad esempio della possibile contaminazione del battitacco dell’auto dei Romano all’identikit del sopravvissuto, che cambiò versione, fino alla confessione: i pm mostrarono loro le foto della strage, quindi Olindo cominciò una descrizione, mentre la moglie non sapeva ricostruire gli eventi, salvo poi confermare in toto la confessione del marito che le fu fatta ascoltare. Tutti elementi che alimentano i dubbi dei cosiddetti “innocentisti”.