L’olio di oliva sta soffrendo una grave crisi che sta spingendo i prezzi a livelli record mai raggiunti prima. Il deficit di produzione si registra maggiormente nell’area del Mediterraneo, in Spagna, Grecia, Italia e Portogallo, dove il prodotto, oltre ad essere una delle principali specialità alimentari esportate, è anche alla base dell’alimentazione e della dieta della popolazione locale. Il quotidiano francese La Croix ha analizzato il fenomeno pubblicando le statistiche che dimostrano un calo netto del quantitativo di questo prezioso ingrediente che è sceso sensibilmente negli ultimi anni fino a raggiungere un picco negativo nel 2023.



L’ultima stagione infatti ha fatto registrare perdite del raccolto fino al 56% meno del 2022 in alcuni paesi, dovute soprattutto al cambiamento delle condizioni climatiche. La siccità comportata da temperature più calde e la mancanza di adeguati sistemi di irrigazione ha infatti causato danni economici importanti, specialmente in Spagna che fino a poco tempo fa era il maggiore esportatore di olio di oliva. E le conseguenze si sono abbattute sui prezzi, che sono arrivati a toccare gli 8,19 euro al litro nelle aziende agricole e fino a 13 euro nei supermercati.



Olio di oliva, crisi del raccolto nell’area Mediterranea a causa di incendi e siccità

La crisi della produzione dell’olio di oliva nell’area del Mediterraneo sta facendo registrare perdire record e aumento dei prezzi per i consumatori. Il quotidiano francese La Croix ha interpellato alcuni esperti da tre dei principali paesi di produzione: Spagna, Portogallo e Grecia. Nonostante il problema sia comune, le situazioni e le cause appaiono differenti. In Spagna ad esempio, la siccità ha provocato la grave carenza, perchè gli agricoltori non sono dotati di sistemi adeguati di irrigazione. Mentre il fenomeno degli incendi in Grecia è stato il principale responsabile della mancanza di raccolto. In Portogallo la situazione meno grave, dove la crisi ha in qualche modo contribuito a pareggiare i prezzi a livello internazionale, visto che nel paese erano tra i più bassi in assoluto.



L’ex responsabile dell’Ufficio per lo Sviluppo e l’Ambiente, Francesco Serafini ha affermato che, vista la grave situazione climatica, la soluzione potrebbe essere quella di favorire l’adattamento al caldo di alcune specie di ulivi. In particolare portando le varietà che crescono più a Sud nelle zone più colpite. In modo da avere un raccolto più resistente all’aridità e alla siccità e preservare una preziosa risorsa non solo alimentare ma anche culturale.