Sono 30 milioni gli ulivi a rischio in Italia. E il 9% delle aziende del settore lavora in perdita a causa dell’azione combinata dei cambiamenti climatici e del caro bollette. A dirlo sono i calcoli del Consorzio Olivicolo Italiano (Unaprol), che mettono l’accento sulla difficoltà in cui versa un settore nevralgico per il Made in Italy alimentare.



“L’Italia – dice Andrea Michele Tiso, pPesidente nazionale Confeuro – è al primo posto in Europa per qualità della produzione, con ben 42 Dop e 7 Igp olivicole, pari al 40% delle certificazioni comunitarie. Nonostante tutte le difficoltà, il valore degli scambi commerciali del settore è cresciuto del 55% negli ultimi cinque anni. Bastano dunque questi pochi dati per comprendere quale capitale economico e culturale rappresenti il cosiddetto oro verde per i nostri territori”. Il settore però vive un momento complesso. “Il 20% del patrimonio nazionale di 150 milioni di piante di ulivo – rileva Tiso – si trova in stato di abbandono. Un quadro peraltro peggiorato in seguito alla Xylella che ha colpito le piantagioni pugliesi. E va detto che l’epidemia rappresenta uno scenario emblematico della situazione in cui versano molte delle nostre migliori produzioni”.



Sul tavolo c’è, insomma, il tema della sicurezza alimentare, ovvero della certezza della disponibilità di un prodotto simbolo della nostra tradizione. Un punto su cui recentemente si sono espressi anche i risultati della ricerca “Il valore del settore agricolo nelle performance di filiera”, curata da Nomisma e promossa da ASSITOL, l’Associazione Italiana dell’Industria Olearia. La ricerca indica infatti proprio nella food security la priorità per il settore agricolo, chiamato a puntare sulla crescita della produzione nazionale. Un obiettivo tutt’altro che banale, se si considera che il nostro Paese sconta un gap importante: secondo Nomisma, infatti, il livello di approvvigionamento proveniente dalla filiera nazionale olivicola è molto al di sotto del 50%.



L’olio di oliva – nota Tiso – non è solo una delle tante produzioni di eccellenza del nostro Paese, ma anche un esempio di quanto lavoro sia necessario per avvicinarci all’autosufficienza alimentare”. E da qui l’appello: “Al nuovo Governo – conclude Tiso – spetta declinare il nuovo programma per la sovranità alimentare con l’obiettivo ultimo di salvare questa ricchezza e promuovere un vero e proprio rinascimento agricolo”.

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